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Cesare Basile: Cummedia

Il pessimismo in lingua siciliana nel nuovo disco di Cesare Basile, Cummedia, che al suo tipico blues mediterraneo aggiunge un tocco di world music.

Cesare Basile

Cummedia

(Audioglobe/The Orchard)

indie folk

 

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recensione cesare basile cummediaCesare Basile è un musicista a tutto tondo, come pochi se ne trovano in giro al giorno d’oggi. Riassumere in piche righe la sua carriera è impresa ardua, ma basta pensare alle numerose band con cui ha iniziato girando l’Europa viaggiando tra Catania, Roma e Berlino e una di queste occasioni ha avuto il prestigio di aprire concerti di gente come Nirvana e Primus.

In Italia la sua collaborazione e amicizia con Manuel Agnelli è cosa nota, ma tra le sue collaborazioni ci sono produttori e nomi come Nick Cave, Nada, Rodrigo D’Erasmo e tanti altri. Ma come per tanti artisti che vantano collaborazioni prestigiose, il desiderio di ogni musicista è quello di uscire con un proprio lavoro e Cesare Basile dal 1994 pubblica dei lavori sempre più interessanti e anche il suo ultimo Cummedia non tradisce le aspettative.

Da qualche anno, l’artista catanese ha scelto il proprio dialetto di origine come mezzo per le sue creazioni. Una scelta che fa capire quanto l’artista sia legato alla sua terra, ma che discograficamente parlando, può riscontrare qualche difficoltà in termini di vendita e di consenso.

Eppure ci troviamo di fronte ad un lavoro perfetto in ogni suo aspetto.

Sin dal titolo Basile ci confonde perché cummedia in lingua siciliana non sta per commedia ma per cometa che nel folklore siculo è presagio di sventura e infatti il pessimismo, nato dall’osservazione della società civile odierna, fa da tema in quasi tutti i brani.

È il caso di Chiurma Limusinanti, dove Basile canta (tradotto in italiano) versi come: Questa messe d’abbondanza chissà a chi è stata rubata l’esercito della fame. La ciurma elemosinante si affolla contro i cancelli l’armata dei pezzenti.

L’artista siciliano, con questo lavoro, continua la sua personalissima ricerca nel creare una sorta di blues mediterraneo che però in questo caso arricchisce con suoni più vicini alla world music, come se fosse in cerca di un gemellaggio tra i popoli oppressi.

Infine c’è la sua voce, così rauca e così evocativa che affascina sin dalla prima nota di questo bellissimo disco.

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Michele Larotonda
Michele Larotonda

Michele Larotonda nasce a Potenza nel 1977, ma vive e lavora a Milano.
Scopre la sua passione per la scrittura durante i dieci anni trascorsi a suonare in una band in cui ricopre il ruolo di cantante e autore dei testi. Decisivo poi l’incontro con l’associazione culturale Magnolia Italia, grazie alla quale frequenta corsi di scrittura creativa e si avvicina al cinema scrivendo e realizzando cortometraggi che hanno avuto visibilità in alcune rassegne specializzate.
Scrive sulla rivista letteraria Inkroci, occupandosi di recensioni musicali, e sul blog letterario Sul Romanzo, dove recensisce libri. Ha pubblicato i libri “Sai Cosa Voglio Dire?” e “Il fascino discreto della Basilicata”.
“Il Sognoscuro” è il suo primo romanzo.

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