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Soul Of The Cave: Asphalt

Ritmi trascinanti e composizioni intense e labirintiche per Asphalt, album d'esordio dei romani Soul Of The Cave

Soul of the Cave

Asphalt

(Cd, UkDivision Records, 2008)

alternative rock

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Ottima l’opera prima della band romana Soul Of The Cave, quartetto che dopo tanta attività dal vivo decide di iniziare a comporre brani propri ed approda finalmente al primo lavoro in studio, questo riuscito ed eclettico Asphalt.

Un album sempre più interessante ad ogni ulteriore ascolto: si scoprono sempre nuove sfumature sonore che scaturiscono dalla solida ossatura di Asphalt, che sprizza energia e consente incursioni in territori disparati.

Paolo Boni (chitarra), Giovanni De Sanctis (basso e voce), Flavio Gamboni (batteria e voce) e Giacomo Serri (chitarra e voce), riescono a mantenere viva l’attenzione/tensione lungo l’intero arco delle undici tracce dell’album, sia nelle fasi più cupe e martellanti, sia in quelle più melodiche ed eteree.

A partire dalla piena ed esplosiva Toy, si parte per un viaggio piacevolmente tortuoso e pieno di deviazioni, ad esempio nel brano ora quasi funky, ora psichedelico di Money Game, o nelle complicate architetture di Dead Dogs e Senseless.

In Asphalt trovano spazio anche due pezzi in italiano, Piove e Cloro, il primo un’aspra tempesta sonora con qualche sprazzo melodico, il secondo ipnotico e ricco, forse anche troppo, di passaggi eterogenei, con una articolata ed intensissima parte strumentale.

Un altro punto forte dell’album è il suo essere impregnato di contemporaneità. Una parte considerevole dell’ispirazione viene, è vero, dal rock anni ’70, ma come se questo fosse lanciato in caduta libera verso il nostro presente.

A chiudere l’album i sette appiccicosi minuti di Yellow Glue, un brano intenso e drammatico, che non risparmia momenti molto duri e passaggi labirintici. Un labirinto in cui è piacevole perdersi.

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Miranda Saccaro
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