Pijamaparty
Ca$h Machine
(Black Candy Records)
dub, raggae, rock funky, ambient, hip hop, ska
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Immaginate Sting che duetta con Shaggy ed aggiungeteci un pò di elettrodub, hip hop e funky. Come una vaschetta di gelato al gusto noci di macadamia, con cioccolato fondente del Madagascar e sopra una cascata di smarties colorati. Questo è Ca$h Machine, il debut album dei toscani Pijamaparty.
Un disco potente, dal forte sapore internazionale, pieno di riff e melodie eterogenee, ibride, che riescono a trovare il gradimento anche di quella cerchia di utenti che non appartengono al target commerciale di questa proposta musicale.
I Pijamaparty puntano al mercato internazionale per due motivi: primo perché la loro musica si sposa meglio con la lingua inglese, un pò come la pasta con il pomodoro; secondo perché si sa che quello italiano, generalmente, è un pubblico esterofilo.
Pijamaparty are back in town: così la band toscana minaccia il mondo della discografia indie nostrana, ed internazionale, parafrasando il leggendario refrain di The Boys Are Back in Town dei Thin Lizzy.
I nostri amici pigiamati mettono insieme un mix interessante di elettronica, ambient, rock, funk, pop ed ironia, con richiami evidenti ad una musica crossover sempre più retrò.
Del resto, oggi il termine retrò è diventato molto attuale ed inflazionato: come se i Massive Attack incontrassero i The Prodigy.
Con Ca$h Machine i Pijamaparty hanno fatto un disco diretto, sfrontato, impressionante, irriverente, fresco e divertente, che a tratti ricorda quei tormentoni estivi da spiaggia.
Ca$h Machine è un album che ricrea la nostalgia del funky e del raggae di fine anni ’70 e della techno pop degli anni ’90.
Non avremo i soldi, ma abbiamo ritmo e stile. Da vendere, aggiungerei.
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