La Macchina Di Von Neumann
Formalismi
post-rock, ambient
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Voglia di post-rock melodico? Allora mettiamo su questo album dei brianzoli La Macchina Di Von Neumann, che con Formalismi presentano otto brani in poco più di mezzoretta: un pugno di pezzi strumentali colmi di ispirazione, di bei suoni e di un’intenso flusso sonoro in equilibrio dove le chitarre sono squillanti, superbe e tenaci.
Una band all’opera da cinque anni con un’unica missione, quella di fare solo musica strumentale, prendendola alla leggera. La musica è divertimento, emozione, sensazioni, difficile parlare di emulazione ma l’orecchio va ai Mogwai, agli Explosions In The Sky, ai God Is An Astronaut per le trame soniche che partono sparate da Qui Una Volta Era Tutta Campagna, passando alla delicata Arturo, il furgoncino che trovano quando vanno in sala prove, che si lascia avvolgere dalle distorsioni.
Si riscoprono suoni più profondi, pieni di echo e delay in L’Estate del ‘76, brano che vuole rievocare l’esplosione del reattore chimico dell’ICMESA in quel di Meda, conosciuto come il disastro di Seveso, uno delle peggiori catastrofi ambientali della nostra storia, che ha rilasciato fumi tossici di diossina nelle zone circostanti le abitazioni in cui saranno cresciuti i nostri musicisti, disastro raccontato dalla gente del luogo che ancora ha vivida la paura di quei giorni.
I brani seguenti giocano tutti tra momenti di calma apparente e furori elettrici alzati all’improvviso dal volume delle chitarre di Francesco Lissoni e Davide Magni, ad esclusione del quinto brano acustico, intitolato graficamente ¯\_(ツ)_/¯ , gesto di chi fa spallucce. C’è maggiore vivacità in Purovška con una serie di riff più rocciosi, prima di tornare alla delicatezza sognante di Lipsia, brano che si inerpica in alcune variazioni, a chiudere questo lavoro dei La Macchina Di Von Neumann.
Su Youtube la band ha aperto un proprio canale accompagnando la loro musica con dei collage visionari quanto la loro musica onirica. Il tutto resta ovviamente confinato ad una gradevole atmosfera strumentale sì suadente ed intimista, toccherà senz’altro a loro sorprenderci ancora compiendo una ricerca e la giusta sperimentazione per aiutarci a ricreare visioni cinematiche con il loro ascolto.
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