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Anathema: Internal Landscapes

Dopo ormai quasi trenta anni di carriera, gli Anathema hanno deciso di sfornare la classica raccolta che nel periodo natalizio fa sempre bene: Internal Landscapes.

Anathema

Internal Landscapes

progressive-metal

(KScope)

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recensione Anathema- Internal LandscapesChe strana storia quella degli Anathema. Da band nata con fortissime tinte metal, a sestetto che ora realizza dischi di grandissima classe che spaziano dal rock più classico al prog, con un occhio sempre volto alla melodia. Il tutto condito da quel pizzico di malinconia che ben si addice ad un gruppo che arriva dalla Merseyside di Liverpool, dove il grigiore del cielo e l’infinità del mare si fondono in un tutt’uno.

Dopo ormai quasi trenta anni di carriera, il sestetto britannico ha deciso di sfornare la classica raccolta che nel periodo natalizio fa sempre bene: Internal Landscapes. Per chi conosce le sorti del combo guidato da Daniel Cavenagh queste canzoni sono dei classici. Tra l’altro, il periodo che è stato preso in considerazione riguarda l’ultimo decennio, ovvero il periodo della loro produzione con la Kscope che è quello più fortunato anche da un punto di vista commerciale.

Dreaming Light, Thin Air o la stessa Anathema sono canzoni che si lasciano ascoltare senza soluzione di continuità, con arrangiamenti pazzeschi, intrecci vocali mastodontici e melodie coinvolgenti. La contrapposizione delle due voci, maschile e femminile, inoltre rende tutto ancora più morbido senza sovrapposizioni o domini di un cantante rispetto a l’altro.

È come se ogni pezzo del puzzle sia al proprio posto senza che possa essere spostato minimamente. Gli arpeggi zeppeliniani di Are you there sembrano riportarci indietro ai tempi di Led Zeppelin III con la canzone che vuole rimanere calma senza mai esplodere. Leaving it Behind ha venature elettroniche da mantenere in sottofondo senza intaccare la purezza dei suoni che poi esplodono nella seconda parte del brano con intrecci vocali che ricordano vagamente la Seattle che fu (Alice in Chains). Springfield ha nella voce suadente di Lee Douglas la sua forza trainante con il piano che rende tutto più malinconico.

Internal Landscapes si chiude proprio con la title track che è il brano più ascoltato della band, incluso nel loro album più popolare del periodo (Weather System) e che rende l’idea di cosa sono ora gli Anathema. Dopo il tour che ci sarà in America Centrale ad inizio anno da parte di quasi tutta la band, ci si attende un nuovo capitolo di questo gruppo che è come il vino buono. Più invecchia e più sforna dischi di una qualità assoluta.

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Francesco Brunale
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