Diaframma
L’Abisso
(Diaframma Records)
(post)-punk d’autore
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L’Abisso, il nuovo disco dei Diaframma, il 20° in studio ad essere precisi (e sembra incredibile che questo gruppo ne abbia sfornati così tanti), è un appuntamento ormai gradito per chi apprezza la band di Federico Fiumani, che dopo la riedizione di Siberia due anni or sono si riaffaccia con un nuovo album di inediti. 10 brani condensati in 45 minuti che mantengono quella verve punk-autorale tipica della band fiorentina.
Dopo un quinquennio di ristampe, avvicinandosi alla soglia dei 60 anni il musicista realizza di dover fare i conti con il baratro della vecchiaia, portandosi dietro emozioni e ricordi che non torneranno più. “Come tutto è passato troppo in fretta”, ammette in Leggerezza, il brano di apertura. Personaggio schietto e dall’anima fragile, Fiumani mette in primo piano i rapporti d’amore in Così Delicata e Non posso Separarmi da Te, canzoni lievi, romantiche e agrodolci. Ma rileva anche il vuoto che si è creato in Occidente, sottomesso dal potere economico e dalla tecnologia digitale.
Nelle loro canzoni i Diaframma spintonano con un paio di bei pezzi tirati, L’Impero del Male e I Ragazzi Stanno Bene, quest’ultima con gran gusto di suonarsela, tirando le corde, cambiando movimenti, slabbrando pelli, seguendo un percorso musicale affascinante e tortuoso nei 6 minuti e mezzo, regalandoci credo il brano più bello dell’album. E’la parte dei Diaframma che preferiamo, indubbiamente.
Gruppo fortunatamente lontano dalla cultura pop che pretende gli artisti in classifica accontentando i gusti del pubblico adolescente, in questo disco c’è tutta la sincerità e la professionalità di artisti, capitanati da Federico, rimasti integri che sono stati un punto di riferimento per un certo tipo di rock indipendente. Si chiude canticchiando uacciuari con Luce del Giorno, esigendo una nuova chance e una magica energia che raccolga i nostri sogni.
L’Abisso, nonostante il greve titolo, non è pertanto un album dai toni new wave, cupi e assordanti come ci si aspetterebbe, proprio perché con la maturità (e non la vecchiaia) ci si è trovati a smussare un pochino gli angoli mentre si raccontano i disagi esistenziali.
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