Albedo
La Paura
(V4V Records)
indie rock
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Parlare degli Albedo è un grande piacere dato che ho seguito questa band fin da quando il nostro Direttore Massimo Garofalo me li ha proposti per una recensione del loro primo album, Il Male. Di loro ci sono recensioni più che positive su diversi siti e ho trovato conferme scambiando per esempio due chiacchiere con la caporedattrice di RockIt, Chiara Longo, segno di quanto siano apprezzati nell’ambiente.
Una delle loro principali caratteristiche è di aver pubblicato concept album mettendo in streaming i loro dischi, lasciando a disposizione di chiunque la loro musica senza chiedere un soldo. I quattro musicisti milanesi hanno espresso il loro mondo musicale sfogando il loro dissenso attraverso le distorsioni delle chitarre spesso travolgenti e raccontando le proprie emozioni in docili brani di grande atmosfera.
La Paura è il loro quarto album, in realtà si tratta un Ep di 4 pezzi davvero incantevoli e ci ho messo un po’ di tempo a scrivere qualche parola su questo lavoro perché ho intervistato in occasione della stesura de “Il Rock è Morto?” il cantante Raniero Federico Neri e non posso fare a meno di percepire, in questi quattro brani, parte di quanto ci siamo detti nell’intervista. Gli Albedo non sono mai stati al servizio dello show business, è gente che si sveglia al mattino presto e macina chilometri per andare a lavorare, hanno figli e devono mantenere la famiglia non certo grazie alla musica. Che è utilizzata per passione, per amore dell’arte, per spogliarsi delle loro paure e mostrarle al pubblico quando fanno uscire gioellini come questo.
Così in queste quattro canzoni di La Paura ho ritrovato anche io come loro il mio Settembre Qualunque in cui tornare bambino, perché ho sempre questa voglia di fuggire o di rimanere chiuso a chiave in Questa Piccola Stanza senza far penetrare altro, come una sorta di autodifesa. “Di che cosa hai paura? Qui non c’è niente che possa farci male. Di che cosa vuoi parlare… non diciamoci niente”.
Il disco è una cerimonia di bagliori e penombre che si affacciano nei nostri cuori, canzoni cantate a volte con un filo di voce, atmosfere evocative, sonorità ammalianti. Gli Albedo continuano il loro rituale emozionale con una simbiosi perfetta tra narrazioni strumentali avvolgenti e testi personali di grande pregio, sinceri ed emozionanti. “Se fossi l’inverno, saresti una casa”. Queste canzoni d’Autore maiuscole sono come un padre, un amico, un figlio che cerca di sostenerti mentre provi a comprendere la vita.
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