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Noel Gallagher: recensione concerto Fabrique, Milano, 11/04/2018

Da Manchester con furore, Noel Gallagher torna in Italia per un assaggio del tour che lo vedrà grande protagonista dell’estate. Con il suo unico e inconfondibile stile

Noel Gallagher

Fabrique, Milano, 11 aprile 2018

live report

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recensione-concerto-noel-gallagher-milano-2018Chi ha visto almeno una volta nella vita un live di Noel Gallagher sa già cosa aspettarsi dalla serata: musicisti di alto livello, un set di un’ora e quaranta – bis inclusi – intervallato da grandi classici degli Oasis, poche chiacchiere e ampio spazio alla musica. Insomma, da una parte garanzia di qualità, dall’altra (soprattutto alla voce durata) ci sarebbe qualcosa da obiettare, ma tant’è. Questo è quanto, prendere o lasciare. E a giudicare dall’afflusso di gente al Fabrique nonostante la pioggia torrenziale degli ultimi giorni e dal relativo sold out può bastare, eccome.

Puntuale come sempre, introdotto dall’opening act dei Blossoms, band mancuniana il cui sound affonda le radici nella musica inglese anni ’80, Noel Gallagher e gli High Flying Birds salgono sul palco e senza indugio attaccano con una serie di brani dall’ultima release Who built the moon?. Fort Knox crea l’atmosfera, sferzata dal ritmo danzereccio di Holy Mountain, primo singolo uscito che aveva fatto sollevare qualche sopracciglio per la nuova deriva psichedelica. Accolti con favore dal variegato pubblico, che come sempre si compone di nostalgici del Brit pop e di fans dell’ultim’ora (nonché di molti particolarmente attenti a seguire gli avvenimenti calcistici), seguono un altro paio di tracce nuove, in chiave leggermente più rock, che con l’ausilio della sezione di fiati non fanno rimpiangere le registrazioni originali.

La scaletta prosegue con qualche estratto dagli album precedenti: In the heat of the moment, Riverman e Ballad of the Mighty I, e le ancora più datate If I had a gun… (ormai assurta a grande classico) e Dream on.

Finalmente Noel saluta Milano e annuncia una canzone che “probabilmente dovremmo conoscere”: il tanto atteso momento delle cover Oasis è arrivato. Sebbene il pubblico se ne sia ormai fatto una ragione, i nostalgici che urlano il nome della band dei fratelli Gallagher ci sono sempre, ma il più grande dei due sembra ormai esserci abituato e riesce a convivere e a gestire le richieste inserendo come sempre alcuni tra i pezzi più rappresentativi (soprattutto degli anni ’90) scritti da lui.

Sin dalle prime note Little by little è accolta con un boato, così come The importance of being idle. Gli animi si placano subito con la bellissima versione chitarra e voce di Dead in the water, che si candida a diventare un altro imprescindibile della discografia di questo artista.

Nel finale c’è ancora spazio per un altro paio di canzoni nuove (tra cui She taught me how to fly, dedicata a tutte le donne), un altro paio di quelle della storia degli Oasis, tra cui l’inflazionata Wonderwall, con la chiusura affidata ad AKA… What a life!

Classica uscita di scena e la band al completo torna per i bis: tutto come da copione.

The right stuff e Go let it out fanno crescere l’attesa per quella che è da sempre la cover più bramata durante i concerti di Noel Gallagher, nonché il brano simbolo del Brit pop. Non sarebbe nemmeno il caso di avvicinarsi al microfono, tanto Don’t look back in anger la cantano veramente tutti.

A un’altra cover è affidato il momento dei saluti: All you need is love simboleggia il fatto che quei Beatles ai quali sono spesso stati accomunati negli anni sono di fatto una conclamata fonte di ispirazione, ma niente di più. Se la produzione artistica di Noel Gallagher fosse stata semplicemente una mera copia dei lavori di Lennon e McCartney, non sarebbe ancora qui a fare concerti e a registrare un sold out dopo l’altro.

Ancora una volta il concerto di uno degli artisti (se non dell’artista) mancuniani per eccellenza non ha deluso le aspettative. Lui non è un intrattenitore, l’ha detto più volte, e se non volete altro che un po’ di buona musica ottimamente suonata, beh, questo è l’evento che fa per voi. Perciò, se volete bissare l’esperienza, o provare l’ebrezza di vederlo dal vivo per la prima volta, quest’estate sarà headliner della serata di sabato degli Idays (insieme ai Placebo), oltre a qualche altra data da nord a sud. Don’t miss him!

Setlist

  • Fort Knox
  • Holy Mountain
  • Keep on reaching
  • It’s a beautiful world
  • In the heat of the moment
  • Riverman
  • Ballad of the Mighty I
  • If I had a gun…
  • Dream on
  • Little by little
  • The importance of being idle
  • Dead in the water
  • Be careful what you wish for
  • She taught me how to fly
  • Half the world away
  • Wonderwall
  • AKA.. What a Life!

Encore:

  • The right stuff
  • Go let it out
  • Don’t look back in anger
  • All you need is love

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