Beatrice Antolini
L’AB
(La Tempesta Dischi)
art pop, art rock, future soul, indietronica
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Già con l’album d’esordio Big Saloon, datato 2006, Beatrice Antolini era salita agli onori del pubblico indie-alternativo italiano, denotando spiccate attitudini creative e un talento notevole. Talento confermato anche nei lavori successivi, seppur meno osannato di quanto avrebbe meritato, anzi a volte purtroppo trascurato.
Dopo diverse collaborazioni in veste di polistrumentista, Beatrice torna in questo 2018 con L’AB, un nuovo lavoro sotto forma di concept album che affronta le dinamiche umane nell’epoca in cui viviamo. Un album in cui Beatrice si occupa di tutti gli aspetti, suonando tutti gli strumenti presenti.
Fin dalla prima traccia Insilence, si nota una leggera virata nel suono, pur mantenendo la propria attitudine, che fa pensare più ad una St. Vincent piuttosto che ad una Amanda Palmer ed ai suoi Dresden Dolls, come i primi tempi. Pensiero che svanisce però già dalla seconda traccia, grazie all’ecletticità dell’artista.
Forget To Be, primo estratto dall’album, è probabilmente il brano più ispirato di questa nuova produzione. Un brano trascinante con sonorità molto attuali che parla dell’appagamento apparente dai social network che spesso lascia un grande vuoto dentro noi stessi.
Il sound muta ancora in Second Life, ballad future soul che non ha nulla da invidiare ad acclamati artisti come ad esempio Banks, alla quale l’artista si accosta molto nella successiva Subba.
Come ai live, anche su album, Beatrice riesce sempre a spiazzare e non si sa mai cosa aspettarsi; Until I Became è una cavalcata in salsa elettronica molto intrigante che una volta terminata fa venire voglia di riascoltarla all’infinito e poi non se ne va più dal cervello.
Decisamente più cupo e di difficile ascolto il seguente Total Blank, molto interessante sia dal punto di vista degli arrangiamenti che del testo che ruota attorno al concetto di “vuoto mentale”.
What You Want è il brano che più ricorda i primi lavori fino a metà dello stesso, per poi trasformarsi in una tempesta elettronica e tornare al punto di partenza. Forse l’apice di un disco in cui davvero si fatica a trovare la traccia preferita.
Con I’m Feeling Lonely si viaggia in territori molto consoni ad artisti quali Goldfrapp e Lamb.
L’AB si chiude con la quiete (apparente) di Beautiful Nothing, brano che racchiude tutti i concetti espressi nell’album; un lavoro di altissima qualità che meriterebbe una grande attenzione sia per talento che per creatività e contenuti. Un lavoro che colpisce il cuore, l’anima e il cervello. Bravissima Beatrice Antolini!
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