Nine Inch Nails
Add Violence
(The Null Corporation)
industrial
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Così come il suo predecessore (Not Actual Event), anche Add Violence ha il brutto vezzo di uscire solo in vinile e in digital download (niente CD, quindi, almeno per il momento).
Si tratta del secondo episodio di una trilogia che vedrà l’epilogo entro l’anno e che vede il fido Atticus Ross, che con Trent Reznor ha pure vinto un Oscar, passare a membro ufficiale della line-up dei Nine Inch Nails, tra l’altro rimaneggiata per i pochissimi concerti previsti per il 2017.
Ma veniamo ad Add Violence, lavoro di circa 25 minuti che con gli assalti sonici a cui i NIN ci avevano abituato ha ben poco a che fare.
Less Than è il brano più tumultuoso del lotto: sembra arrivare dal periodo With Teeth ed è una aperta critica sia a Donald Trump e sia ai suoi elettori.
Gli altri quattro brani proseguono senza forti scossoni, fra drum machine, trionfi di synth, atmosfere retrò e distorsioni provenienti da Year Zero.
I quasi 12 minuti di The Background World, invece, sembrano una specie di atto di devozione di Trent Reznor verso i Depeche Mode, influenza mai nascosta dal nostro (che inquadra tra le sue influenza anche Gary Numan, Skinny Puppy e Cabaret Voltaire), salvo far degenrare il loop che è alla base del brano in un trionfo scariche noise.
Add Violence non è certo la migliore prova dei Nine Inch Nails, ma neanche è un disco da buttare. Sembra più che altro un prodotto in cui c’è più mestiere che anima, ma il mestiere dei Nine Inch Nails è roba da professionisti e quindi sempre e comunque piacevole.
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