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SKoM: Chi Odi Sei

Ottimo album d’esordio per gli SKoM, intitolato Chi Odi Sei, che partono da radici post-punk per declinare la classicità e la mitologia in chiave elettronica e alt-rock

SKoM

Chi Odi Sei

(Pippola Music)

elettronica, alt-rock, post-punk

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recensione skom chi odi seiChi Odi Sei è il debut album degli SKoM, acronimo dietro il quale si cela il trio post-punk formato da Ester ‘La Cruz’ Santacroce, Gianluca ‘Graeme’ Grementieri e Martin Rush. Con la sua opera prima, questa formazione ha portato un genere musicale a un livello superiore: il loro è un upgrade fatto di testi in cui è la cultura a farla da padrona, e dove la Magna Grecia diventa metafora della società odierna.

Basta dare un’occhiata alla track list di Chi Odi Sei per capire che ci troviamo davanti a un mondo apparentemente lontano dal nostro, popolato dai personaggi dell’Odissea. La vicenda omerica è però un pretesto per mettere in evidenza il parallelismo tra ieri e oggi, finzione e realtà: la violenza e l’odio, un tempo uniche armi di affermazione, sono una costante nella storia dell’umanità. Il senso di claustrofobica angoscia che nei secoli ha spinto l’uomo a tentare ogni via di riscatto, banalmente alimenta ancora oggi le nostre azioni.

Musicalmente, le origini post-punk degli SKoM trovano espressione in un alt-rock (volutamente grezzo) con declinazioni elettroniche, in cui le chitarre esplodono in una violenza hardcore (Polifè) e la batteria elettronica e il synth cadenzano tinte dark (Nausicaa). Le voci maschile e femminile si armonizzano e compenetrano alla perfezione, cedendosi vicendevolmente il passo e dando concretezza a parole, storie ed emozioni. Che sia italiano, inglese o dialetto, la band dimostra di sapersi muovere con agilità su piani e contesti diversi, rivelando un sorprendente carattere internazionale.

Decisamente un’opera prima di tutto rispetto; ma mi sembra chiaro che per quanto si tratti di un debutto discografico, ci troviamo davanti a un gruppo che ha già ben chiaro quale strada intraprendere, a cui non interessa sembrare snob e che non cerca in ogni modo la lirica ammiccante per piacere al grande pubblico. Un trio che non ha paura di accostare generi e tematiche estremamente diversi fra loro e che in tutto questo riesce con successo a veicolare il messaggio e a colpire l’immaginario (oltre all’orecchio) dell’ascoltatore.

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Simona Fusetta
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