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Vinicio Capossela: recensione concerto del 27 febbraio 2017, Torino, Teatro Colosseo

Vinicio Capossela ha ammaliato il pubblico di Torino, prima tappa dello spettacolo di ombre e luci con il quale il cantautore di origine irpina ha dato il via al secondo ciclo di live di presentazione del doppio CD Canzoni Della Cupa

Vinicio Capossela

Torino, Teatro Colosseo, 27 febbraio 2017

live report

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Vinicio Capossela recensione concerto Torino 2017_DSC0384 Brillino le immagini sul tuo muro bianco! E quando pure ciò non fosse che un’illusione passeggera, tuttavia fa la nostra felicità, quando, come piccoli bambinelli ingenui, restiamo lì davanti rapiti”. Come nelle parole di J.W. Goethe, anche il pubblico torinese presente alla prima del tour teatrale di Vinicio Capossela, ne siamo certi, non ha potuto non rimanere ammaliato dallo spettacolo di ombre e luci con il quale il cantautore di origine irpina ha dato il via al secondo ciclo di live di presentazione del doppio cd Canzoni Della Cupa dopo la polverosa e dionisiaca versione estiva proposta nelle arene all’aperto.Un concerto crepuscolare, intimo, quasi sussurrato, proposto attraverso una triplice messa in scena a tratti confusionaria ma dall’indubbio impatto visivo, caratterizzata da un dialogo continuo tra l’autore, il suo umbratile doppio e le suggestioni nate dall’intrecciarsi sinuoso di note e parole; un universo sonoro visualmente rappresentato da immagini e illusioni sovrapposte proiettate su teli bianchi sistemati davanti e dietro al corpo stesso dell’artista come in un gioco di specchi riflessi e ombre cinesi.

Una rappresentazione spettacolare che solo in parte ha contribuito a rendere musicalmente più accessibili e addomesticabili le ombrose Creature Della Cupa che popolano il secondo volume del già citato disco doppio e che già ad un primo ascolto ci erano sembrate particolarmente poco concilianti nella loro omogeneità di fondo, proposte in sequenza (ben sette su dodici) in apertura di concerto sostenute da una buona intensità ma senza riuscire mai a toccare corde profonde.

Coinvolgimento emotivo profuso invece a piene mani nella parte centrale dello show, grazie anche alla presenza del Quartetto d’Archi di Torino, capace di rivestire di calore e struggimento un poker di brani (Le Sirene, Parla Piano, Fatalità, Modì) ad alto tasso emozionale, prima dello sbraco inaspettato e a nostro avviso inopportuno di Marajà, risultata davvero fuori contesto. Così come incomprensibile ci è sembrata la scelta di tenere fuori dalla scaletta un capolavoro vespertino come Signora Luna, proposta anche nel tour estivo di Polvere e lì resa ancora più malinconica da un mood andino che ne arricchiva la già splendida tessitura sonora; oppure l’altrettanto favolosa S.S. Dei Naufragati che con i suoi evocativi fuochi fatui ben si sarebbe potuta integrare tra i chiaroscuri di queste ombre senza pace.

Comunque sia, dopo due ore di musica suonata come sempre senza risparmio, pescando all’interno dell’intera discografia caposseliana lunga oltre venticinque anni, si è arrivati ai saluti con una furiosa versione de Il Ballo Di S. Vito caratterizzata dalla straordinaria performance al tamburello di Antonio Leone, in parte però vanificata da una mancata amplificazione iniziale che ha irritato non poco lo stesso Capossela. Al suo atto conclusivo, il concerto si è così letteralmente svelato, con il sottile velo posto tra artista e pubblico fin qui utilizzato per consentire gli effetti di cui si parlava in apertura finalmente abbassato, consegnando l’artista calitrano all’abbraccio del suo popolo in vista dell’unico bis lungo ben cinque brani, di cui tre estratti da Camera A Sud (1994).

Prima dei saluti finali, un Vinicio reso appiccicoso e sentimentale dalla birra sorseggiata sul palco ha voluto rendere omaggio ad un pezzo della propria vita e ad uno storico luogo cittadino che lo ha visto più volte protagonista ed ormai in via di riqualificazione, congedandosi definitivamente sotto l’incalzare lento e nostalgico della splendida Camminante, solo e perduto, sospeso tra un volo di gabbiano, una promessa appesa al cuore e la consapevolezza che nella vita non si può perdere quello che mai in fondo si è tenuto.

Foto di Ivan Masciovecchio

Set list:

Le Creature Della Cupa, Scorza Di Mulo, Il Pumminale, Maddalena La Castellana, La Notte Di S. Giovanni, L’Angelo Della Luce, La Bestia Nel Grano, Brucia Troia, Vinocolo, Dimmi Tiresia, Le Sirene, Parla Piano, Fatalità, Modì, Il Corvo Torvo, Scivola Vai Via, Marajà, Faccia Di Corno, Sonetti medley Pena De L’Alma, Pettarossa, Lo Sposalizio Di Maloservizio, Il Lutto Della Sposa, Il Treno, Il Ballo Di S. Vito

Encore:

Zampanò, Che Coss’è L’Amor, Una Giornata Senza Pretese, Tanco Del Murazzo, Camminante

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