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Vinicio Capossela: recensione concerto 9 agosto 2016, Pescara

Vinicio Capossela nel suo concerto di Pescara porta in scena la luce del sole e l’ombra delle tenebre, la morte e la resurrezione, la gioia ed il dolore, la fatica ed il ricreo.

Vinicio Capossela

Pescara, Teatro D’Annunzio, 9 agosto 2016

live report

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Foto di Ivan Masciovecchio

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La luce del sole e l’ombra delle tenebre, la morte e la resurrezione, la gioia ed il dolore, la fatica ed il ricreo. Semmai ce ne fosse (stato) bisogno, anche nella tappa pescarese del suo tour delle Canzoni della Cupa Vinicio Capossela ha dimostrato una volta di più la sua grandezza e immensa generosità, regalando ad un pubblico non particolarmente numeroso (forse a causa dei prezzi dei biglietti non propriamente popolari), uno spettacolo unico e decisamente emozionante. Un altro, l’ennesimo.

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Due ore e mezza tiratissime; ventisette brani proposti praticamente senza soluzione di continuità. Pezzi matriarcali, come ha dichiarato lo stesso Capossela, pescati a piene mani dal suo ultimo (decimo) doppio album da studio uscito lo scorso mese di maggio (leggi qui la nostra recensione), uno straordinario viaggio socio-musicale a cavallo tra mito e folclore dove, ad una prima parte luminosa ed arsa dal sole e dal tempo del sudato lavoro denominata Polvere, se ne contrappone un’altra oscura e lunare immersa nell’Ombra.

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Sebbene questo tour estivo faccia esplicito riferimento all’anima festante, dionisiaca e polverosa del disco (alla quale dovrebbe far seguito in autunno la versione ombrosa e teatrale), l’avvio del concerto è stato decisamente in chiaroscuro, con il blues agreste di Femmine, la fiesta y feria latina di La Padrona Mia, la provenzale L’Acqua Chiara Alla Fontana, la classica Zompa La Rondinella – eseguita come un pezzo di Johnny Cash – contaminate dalle inquietudini de La Bestia Nel Grano e della maschera sarda del Componidori, ed avvolte nelle fiamme de La Notte Di San Giovanni, solo un po’ rischiarate da una Signora Luna clamorosa, resa ancora più malinconica da un mood andino che ne ha arricchito la già splendida tessitura sonora. Versione bellissima, decisamente il momento più intenso di tutto lo show.

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Dopo un omaggio al grande cantore pugliese Matteo Salvatore ed alla sua lingua che dobbiamo ancora inventare – come disse lo scrittore Italo Calvino – con le splendide Il Bene Mio, Lu Furastiero, Nachecici (un libero adattamento western de I Maccheroni), è giunto il momento di alzare davvero la polvere dando avvio alle danze. Una baraonda senza sosta, con pubblico ormai scatenato sulle sedie del teatro all’aperto pescarese; un delirio musicale durante il quale, in successione, è stato possibile sponzarsi come baccalà avvolti nelle zagarelle allo Sposalizio di Maloservizio; essere accompagnati nella Marcia Del Camposanto ebbri di vita e senza rimpianti; resuscitare nel martirio del ricreo ballando la quadriglia all’incontré Al Veglione di mastro Ciccillo; festeggiare l’arrivo del Marajà e del suo codazzo di accappanti – gli imbucati alle cerimonie – e tra loro avvistare il re della cantina ancora indeciso su Che Coss’è L’Amor; inneggiare al(la) Gioia nella processione de L’Uomo Vivo; disporre con un semplice gesto della mano del destino dei membri della band (che, per la cronaca, sono stati tutti salvati ed osannati, dai collaudati Glauco Zuppiroli al contrabbasso, Alessandro Asso Stefana alle chitarre, Mirco Mariani alla batteria e al mellotron, fino ai nuovi innesti di Enza Pagliara e Giovannangelo De Gennaro ai cori, Agostino Cortese e Antonio Vizzuso alle percussioni tribali) nel catino infernale de Al Colosseo; purificarsi infine nel sabba infernale de Il Ballo Di San Vito.

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Un set fisicamente devastante, preludio di un finale di intensità uguale e contraria, dolcissimo e pacificante, con lo sguardo rivolto verso quel(la) Camera a Sud (1994) dal(la) quale è stata estratta Camminante, splendida nel suo crescendo emotivo. Un Sud segnato nel bene e nel male dalla strada ferrata e da Il Treno – nello specifico quello della mitica ferrovia Avellino-Rocchetta, sospesa al traffico di linea dal 2010 ma straordinariamente recuperata a fini turistici dalla Fondazione Italiana FS grazie anche al movimento popolare sorto attorno allo Sponz Festival ideato e diretto sempre da Capossela che attorno alla ferrovia dimenticata ha sviluppato una proposta artistica e culturale di notevole interesse, che quest’anno festeggerà la quarta edizione –; treno che un giorno si è portato via tutti i cristiani ed i loro sogni, anche quelli di papà Vito che a soli diciassette anni salì in carrozza con in mano solo una scanata rotonda di pane ed un biglietto per la Germania.

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L’unico vero e proprio bis ha visto salire sul palco anche l’amico poeta Vincenzo Costantino Chinasky che, sulle struggenti noti del classico messicano La Golondrina fuse nelle lacrime e nelle suggestioni di Ovunque Proteggi, attraverso le parole di Charles Bukowski ha ricordato lo scrittore americano di origini abruzzesi John Fante al quale il succitato Sponz Fest dedicherà la giornata inaugurale – unitamente al figlio Dan, recentemente scomparso – in collaborazione con il festival “Il Dio di mio padre” di Torricella Peligna, in provincia di Chieti; paese dal quale il padre Nicola (Nick) emigrò nei primi anni del Novecento per tentare la fortuna nel nuovomondo al di là dell’oceano.

Chiusura con abbracci, baci, occhi lucidi, sorrisi, saluti, strette di mano, cuori pregni di grazia e la consapevolezza di continuare a non meritarselo uno come Vinicio Capossela. Un artista che dopo aver viaggiato da una parte all’altra dell’America fin sulle sponde del Pireo, solcando mari tempestosi popolati da marinai, profeti e balene, ha fatto rotta verso casa, riparando tra i vicoli ventosi del paese dei coppoloni. Affondando il passo nella polverosa terra di Sud dove tutto ha avuto inizio, affrontando le creature della Cupa senza nessun timore e senza dimenticare che solo rafforzando il legame con le nostre radici l’albero del futuro potrà crescere forte e prosperoso.

Set list:

La Bestia Nel Grano, Femmine, La Padrona Mia, Zompa La Rondinella, L’Acqua Chiara Alla Fontana, Componidori, Scorza Di Mulo, La Notte Di San Giovanni, Signora Luna, Il Bene Mio, Lu Furastiero, Tar’succia, Nachecici medley Knocking On Heavens Door, Pettarossa, Rapatatumpa, Lo Sposalizio Di Maloservizio, Marcia Del Camposanto, Al Veglione, Marajà, Che Coss’è L’Amor medley 24.000 Baci medley Pryntyl, L’Uomo Vivo, Al Colosseo, Il Ballo Di San Vito, Camminante, Il Treno

First encore:

La Golondrina medley Ovunque Proteggi

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