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Deerhoof: The magic

Anche in questo nuovo album in studio, i Deerhoof portano avanti la loro mission di suonare un po’ più “normali” rispetto al passato. Non che ci riescano, ben inteso… e non che questo sia un male…

Deerhoof

The magic

(Clapping Music/Kythibong)

indie rock

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recensione Deerhoof- The magicI Deerhoof sono una band di San Francisco sulla scena dalla prima metà degli anni ’90, con all’attivo un lungo elenco di lavori in studio e una serie di esperienze/competenze da far impallidire il musicista più scafato. A un paio di anni da La Isla Bonita, esce The magic, con il quale ribadiscono che la loro lucida follia è l’unica normalità che ci potranno mai offrire.

The magic convince al primo ascolto: bastano pochi secondi di The devil and his anarchic surrealist retinue per capire che siamo di fronte a un album energico e vitale, in bilico tra indie rock e lo-fi (anche se francamente cercare di ingabbiarli in qualche tipo di genere suona alquanto riduttivo). Già questo sarebbe sufficiente per sperticarsi in lodi. Ma c’è moooolto di più. Traccia 2 e 3: Kafe mania! ci getta in un trip nonsense guidati dalla voce della cantante/bassista Satomi Matsuzaki, mentre That ain’t no life for me ci mostra l’altra faccia di quest’opera, dominata da un sound punk-rock-garage sul quale una voce maschile sapientemente effettata ci ricorda che occorre essere dei musicisti davvero navigati per suonare volutamente grezzi.

Continuiamo? Model behaviour ti culla in un elettro-funky ipnotico, anche grazie alla voce di Satomi, che in ogni pezzo viene usata come un vero e proprio strumento: in Don’t want to set the world on fire, ad esempio, è quasi stonata e incerta, accentuata da un leggero riverbero e supportata da un loop di piano e batteria. Acceptance speech è pop ’70 cantato in giapponese, Little Hollywood è acida e allo stesso tempo vagamente orientaleggiante e Nurse me è cantilenante e stridente quel tanto che basta per farla diventare un piccolo tormentone.

The magic è un parco giochi nel quale la lucida follia dei Deerhoof prende il sopravvento. Sebbene a ogni nuova release la band cerchi di imbrigliare il proprio sound, il risultato è un cavallo al galoppo che corre libero di sottostare solo ai propri ritmi. Dopo tutti questi anni riescono ancora a sorprendere, traccia dopo traccia e minuto dopo minuto, in un imprevedibile giro sulle montagne russe, emozionante e pieno di svolte improvvise, che vorremmo non finisse mai.

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Simona Fusetta
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