Adam Green
Aladdin
(Revolver)
pop psichedelico
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Passo dinoccolato, alito alcoolico e lo sguardo perso dentro prismi opachi. Così sembra di vedere la figura smilza di Adam Green, l’ex compagno di merende di Julian Casablancas, mentre ci fa attraversare la tracklist del suo nuovo disco, Aladdin, più che un disco, 20 tracce deliranti, coccolose e stravaganti come uno spezzone di film girato al contrario ed in seppia che danno il diametro visionario di un artista che si prende con le molle e si valuta perennemente come una stella cometa in cerca di un luogo ben preciso dove poggiare le sue punte.
Tracce melodiche, romantiche, drogate, e allucinazioni a etti per un ascolto che, se anche dice poco, fa molto allo spirito, lo alleggerisce dalle zavorre quotidiane e amen. Il suo è un espressionismo in cui gravita di tutto, Reed, Barrett, un Beck allampanato, poesie Ferlinghettiane, fasci di nonsense ed “ettolitri” di poesia off che – chissà per quale alchimia – ti prende in toto e non ti si stacca più dalla testa, un cantautorato obliquo che comunque emana caldo e amicizia, non certo una novità ma per viaggiare stando fermi è l’ideale.
Tre tracce su tutte un lontano ricordo west Never lift a finger, il caracollare di Phoning in the blues e le trombe vivaci e festaiole di Interested in music, poi è come bere un fresco bicchiere d’acqua.
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