Danilo di Florio
Evitiamo i Sabati
(Areasonic)
rock d’autore
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Romano di nascita ed abruzzese di adozione, Danilo di Florio comincia a farsi riconoscere sullo scenario musicale italiano, all’alba del suo secondo album Evitiamo i sabati.
Il titolo è tratto dal secondo dei 10 brani contenuti nel disco, che segue il suo primo album Scateniamoci uscito nel 2015. Il debutto era arrivato, comunque, dopo anni di produzione musicale, cominciata già nel lontano 2001.
Danilo di Florio, classe 1977, stupisce innanzitutto per la sua linea interpretativa; il sound e la sua voce, infatti, riescono a spaziare – destando una certa curiosità – da ritmi prevalentemente rock (diversi spunti interessanti nel primo brano Cosa siamo noi) a sonorità meno crude, pop e romantiche fino a rievocare la canzone d’autore italiana degli anni ’80 e ‘90.
Il tutto accade con una certa nonchalance, spesso anche tra parti contigue della stessa canzone. Un excursus di scelte musicali che percorre tutto l’album e si allinea in questo senso con i testi, anche essi spesso improntati sulla ricerca di un “qualcosa”, dall’amore (“lei ti cerca, lei ti vuole, lei non sa” dal brano Improvvisi ed imprevisti), a se stessi e a una linea morale guida.
Parecchi, a tal proposito, i riferimenti etici, introspettivi, “religiosi” soprattutto nella traccia Anima divisa. Riferimenti inaspettati, senz’altro, se non fosse un album che ha fatto della spontaneità espressiva una delle sue linee guida.
Altra linea guida è sicuramente l’amore. Amore rock, un po’ punk, amore come possibilità (“affezionati ai nostri mille rimandi”, da Cosa siamo noi).
Patto d’amore, per restare in tema, inizia calma con la voce intensa di Di Florio, prosegue con coinvolgimento (“Come è dolce la notte, senza tante paure, né più inibizioni, né tante promesse”) per poi sublimare in un riff degno di nota, che accompagna il brano verso la sua conclusione.
E veniamo al brano di presentazione, Evitiamo i sabati ( “e i lunedì”). La seconda traccia del disco ha un suono sostanzialmente rock nei versi e più pop-melodico nel ritornello che, quindi, volente o nolente, si presta abbastanza a farsi ricordare anche a stereo spento. Danilo di Florio lo fa cantando di amore, di chakra e di non violenza, condensando nel brano-bandiera dell’album tematiche presenti qua e là anche negli altri brani.
L’effetto complessivo è un suono fuso di difficile etichettatura (che spesso è una fortuna), trattato con una certa competenza tecnica. La matrice rock, tuttavia, prepara l’orecchio e lo irruvidisce con la chitarra elettrica, ma poi finisce a volte per affidarlo a note suonate molto più morbidamente, rischiando di lasciare qualche ascoltatore un po’ spiazzato.