Elton John
Wonderful Crazy Night
(Universal)
pop
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C’è poco da fare, quando si parla di Elton John mi viene subito in mente Bernie Taupin e quando si parla di loro mi viene subito in mente Levon, uno dei brani che è stabile da almeno vent’anni nella mia top-ten delle migliori liriche.
Questo nuovo album, Wonderful Crazy Night, è il suo centocinquantaduesimo in studio e si presenta con una cover su cui il Sir, in un outfit meno improbabile del solito ma con gli immancabili occhiali improponibili, gigioneggia davanti a quello che potrebbe essere un lavoro di Banksy appena vandalizzato.
La title-track, che apre il sipario, è un brano senza infamia e senza lode, che cuce addosso a una melodia infondo deboluccia un vestito di alta sartoria.
In The Name Of You, invece, è un esercizio di stile: si apre con un riff di piano, si chiude con quello stesso riff e nel mezzo non fa altro che ripeterlo in continuazione come un martello.
È forse un ironico filo invisibile che conduce al brano successivo, Claw Hammer?
Blue Wonderful è uno dei singoli estratti, il terzo se non sbaglio, che immancabilmente riecheggia il tipico sound di Elton John e, di conseguenza, non poteva non essere uno dei prescelti per le radio.
Se fossimo negli Ottanta o giù di lì, I’ve Got 2 Wings chiuderebbe il lato A, e lo farebbe in maniera decorosa e omogenea a quanto ascoltato finora, come da regola.
A Good Heart apre il lato B e, ops, sfalza un po’ il passo con la sua lentezza e maestosa intimità. Quale momento migliore, del resto, per deviare sul tema e poi ripartire con rinnovata energia? I tempi sono cambiati ma l’imprinting è sempre quello: cambiano le malte, arriva il PVC per le finestre ma la struttura architettonica rimane sempre la stessa.
L’album, a ottobre, è stato anticipato da Looking Up, una martellante ritmica al piano come nella migliore tradizione e boom, Mr. Crocodile Dundee diventa Rock anche per le nuovi generazioni.
Guilty Pleasure ricalca un po’ le orme della precedente e difficilmente si riesce a non seguirne il tempo muovendo la testa come una di quelle auction figure idrocefale.
E dopo questa doppia botta di adrenalina è il caso di tirare il fiato, e infatti arriva Tambourine, docile ballata keys & chitarra acustica.
Il lavoro sarebbe chiuso da The Open Chord, che saluta senza sussulti.
Il CD che mi è stato dato da recensire, però, è deluxe edition, e contiene due bonus track.
Free And Easy è divertente mentre England And America parte serrata e mostra di quanto mestiere, davvero, è dotato questo romantico menestrello del popolo, che potrebbe continuare all’infinito risultando sempre gradevole ma mai indimenticabile.
Nel complesso, Wonderful Crazy Night è un album di passaggio, ben lontano dai fasti del passato ma comunque decoroso.
Il prossimo 15 luglio, mentre io sarò appena rientrato da Verona ubriaco della chitarra di Gilmour e praticamente senza disfare lo zaino sarò già di nuovo in viaggio verso il Circo Massimo per la seconda serata italiana di zio Bruce, la banda del Baronetto farà tappa a Barolo. E per chi si trovasse da quelle parti, e anche per chi ci si deve invece recare appositamente, è un’idea tutt’altro che malvagia quella di immergersi per un weekend tra le langhe, le delizie architettoniche di Saluzzo, quelle culinarie di Alba e quelle enologiche di una zona che merita di essere scoperta, assaporata e, nel caso di specie, anche ascoltata.
“E Jesus vuole andare da Venus, lasciando Levon molto indietro. Prendi un palloncino e vola, mentre Levon, il vecchio Levon, lentamente muore”.
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