Il loro album d’esordio, Operazione PuNkLoVe, è uscito a metà novembre; loro sono i Birra2o, sono in quattro e vengono da Novara e di recente hanno raccontato a RockShock la genesi della band e dell’album , quello che li ispira, i loro progetti e aspettative per il futuro.
RockShock: Da dove siete partiti, come è nato il gruppo e quando avete iniziato a suonare insieme?
Birra2o: Siamo partiti a strimpellare cose a caso in cantina e ci siamo ancora in quella cantina perché ci piace troppo, però adesso è uno studio di registrazione che suona da paura e noi continuiamo a strimpellare ma con un po’ più di senso. Come band nasciamo nel 2004, come amici dai banchi di scuola e dalla Piazza Puccini che è stata la nostra seconda casa per anni e che ci ha indottrinati verso quel filone musicale punk rock all’italiana di fine anni ’90/inizio nuovo millennio.
RS: Quali sono le vostre principali influenze, musicali o anche non strettamente musicali?
B2o: I gusti musicali di tutti noi in realtà sono molto diversi, Fuzz è il più versatile, ascolta dal crossover alla musica cantautorale; Jack ha un background che si avvicina di più al metal; Mazzo è un po’ più marcione e ascolta tanto punk di tutti i tipi ma non sdegna lo ska il rockabilly e il metal; Pilaf ha una cultura musicale spaventosa… ascolta punk e punk rock prettamente in italiano o quasi. Le influenze non strettamente musicali che ci accomunano sono: la Birra, le cosce delle donne e l’irrefrenabile voglia di fare casino: si, non siamo mai usciti dai nostri 15 anni…
RS: E se doveste descrivere brevemente gli ingredienti principali della vostra musica?
B2o: Entusiasmo, passione e divertimento
RS: Come è nato il vostro album di esordio?
B20: Operazione PuNkLoVe è un po’ il riassunto di tanto tempo passato a suonare, ci sono dei pezzi vecchi di 5 anni e altri molto recenti, contiene l’animo del PuNkLoVe di adesso e quello di una volta, per noi è un modo di dire “questo è quanto” una cosa che volevamo fare semplicemente perché sarebbe stato un peccato non farlo ed è anche un ringraziamento a tutte quelle persone che da sempre non si sono perse un concerto ma sono sempre state costrette ad ascoltare i pezzi solo dal vivo. Detto questo però ammettiamo che l’abbiamo fatto anche per la gran voglia di confrontarci con un mondo che abbiamo sempre vissuto da vicino ma a cui non abbiamo mai avuto modo di stringere la mano e presentarci.
RS: Quale è il pezzo dell’album cui siete più affezionati e perché?
B2o: Sicuramente quello che ci accomuna proprio tutti è Ieri, già durante la stesura ci siamo resi conto che sia per il testo sia per la musica tutti noi ci rivedevamo molto. Però ognuno di noi ha il proprio brano prediletto ad esempio per me che scrivo (Pilaf) è Un Altro Venerdì, i motivi sono troppo complicati da spiegare…
RS: Come è stata e come vi è sembrata la risposta del pubblico al vostro album?
B2o: Domanda difficile, non sappiamo molto giudicare la risposta del pubblico, è complicato vendere un disco autoprodotto, sicuramente la soddisfazione più grande è vedere che le persone che cantano i pezzi stanno aumentando ad ogni concerto.
RS: Quali sono le fonti di ispirazione principali dietro i vostri testi?
B2o: Le nostre muse ispiratrici! Le abbiamo ringraziate su ogni demo e anche sul disco! In realtà siamo delle persone che stanno molto a guardare quello che ci sta intorno e ne traiamo ispirazione. I testi sono una fotografia di un momento, quindi dipende dal momento.
RS: Riguardo ai vostri progetti per il futuro a breve e medio termine: cosa intendete fare ora, in quale direzione pensate di andare?
B2o: Pronti, via: un altro disco e poche chiacchiere! L’obiettivo è evolversi e migliorare da ogni punto di vista, la sfida è farlo senza cambiare.
RS: Che ne pensate della scena musicale italiana contemporanea e quali sono i problemi (e anche gli aspetti positivi) del fare musica a livello professionale (in particolare oggi e in Italia)?
B2o: Noi pensiamo che in linea di massima la scena musicale italiana attuale sia poco istintiva, sono pochi i gruppi che suonano perché è bello farlo, siamo nell’era dell’immagine, dove conta avere belle facce e tanta promozione; purtroppo negli ultimi anni anche la musica indipendente è stata contagiata da questo virus e la purezza e l’istintività di essa è un po’ andata persa. Confrontandoci con diverse realtà discografiche (major e indipendenti) abbiamo annusato un mondo in cui le indipendenti giocano un po’ troppo a fare le major e le major non hanno più i soldi e sembrano delle indipendenti, questo perché in Italia non si è mai capito che per fare musica prima dell’investimento economico ci devono essere delle fondamenta solide, che non sono tecnica o esperienza, ma è la pura voglia di fare, di scrivere e di suonare. Purtroppo tutti crescono e apparentemente migliorano ma si dimenticano i motivi per cui avevano cominciato, purtroppo l’arte cozza un po’ troppo con i compromessi del mercato, sei tu artista che devi scegliere che strada prendere.
RS: Il vostro sogno nel cassetto, musicalmente parlando?
B2o: Lo diciamo spesso, il sogno è cambiare un piccolo pezzo di mondo a quante più persone possibili, anche solo per una sera.
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