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Giovanni Guidi Quartet: The House Behind This One

Seconda prova d'autore per il pianista umbro, personalità e talento da vendere a dispetto della sua giovane età. Con lui, un trio di grandissimi musicisti, per un album che si lascia apprezzare per le sue molteplici, ed affascinanti, chiavi di lettura

Giovanni Guidi Quartet

The House Behind This One

(Cd, CamJazz/I.R.D., 2008)

jazz

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E’ una casa calda ed accogliente quella edificata da Giovanni Guidi e dal solido trio di musicisti/manovali che lo hanno assistito nell’impresa. The House Behind This One, questo il titolo del suo/loro secondo lavoro, è un luogo magico, in cui poter dare libero sfogo alle proprie passioni, in cui far convivere molteplici e poliedriche idee di jazz, accostando composizioni più classicheggianti ad alt(r)e forme di sperimentazioni, più o meno ardite, più o meno riuscite.

Occorrono circa cinquanta minuti per visitarne tutti gli interni, anche meno per rendersi conto dell’assoluta bellezza dei suoi dettagli, per lasciarsi coinvolgere dall’energia che, trasversalmente, pervade le dieci tracce/stanze.

Aprendo e/o chiudendo a piacimento le porte che ne delimitano lo spazio, è possibile così perdersi tra l’inquietudine di Walter’s Mistake e la quiete della title track, tra la liquida linearità della cover di Quizas, Quizas, Quizas e la spigolosità di Frankie Bear. Smarriti e sballottati dalle note dell’affiatatissimo quartetto (oltre al titolare del progetto, segnaliamo un grandissimo Dan Kinzelman ai fiati, Stefano Senni al basso e Joao Lobo alla batteria), alla fine del percorso ci si ritrova, stanchi ma felici, al cospetto della segnaletica You Are Here, splendida chiusura dall’ampio respiro orchestrale ed epico, sebbene tagliata da acidi squarci di tromba.

Vincitore lo scorso anno del referendum indetto dal prestigioso Musica Jazz come “Best italian jazz talent”, il giovane, anzi giovanissimo, Giovanni Guidi “…è sicuramente uno dei pianisti più interessanti e originali della scena italiana…”, per dirla con le parole di Enrico Rava. E se lo dice lui, c’è sicuramente da crederci.

Reflex digitali: fotografare non è mai stato così conveniente.

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Ivan Masciovecchio
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