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Giona: Per Tutti I Giovani Tristi

Da un disco che comincia urlando “Guardia, picchiami come facevi dieci anni fa” non ci si può aspettare una passeggiata di salute o un arcobaleno di sorrisi. Per Tutti i Giovani Tristi dei Giona è un pugno in faccia, anzi, uno schiaffo ben assestato

Giona

Per Tutti I Giovani Tristi

(To Lose La Track, Fallo Dischi, Stop Records / Audioglobe)

wave, shoegaze

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giona recensione per tutti i giovani tristiGiona è un’idea di Alessio Forgione, che in poco più di 20 minuti ci fa il resoconto di quel che vuol dire amare, vivere, soffrire, lasciare andare ed accettare tutto quello che comporta vivere in una città del sud Italia. Anzi, LA città del sud Italia per eccellenza: Napoli. Lo racconta con un’attitudine punk fino al midollo, registrando i primi demo del progetto solo col microfonino del laptop, nei pomeriggi, dentro al locale in cui lavora, prima di iniziare il turno di lavoro. Il progetto piace e ne viene fuori un disco, Per Tutti I Giovani Tristi, che viene ripulito, ri-registrato e dato alle stampe. Quando è il momento di portarlo dal vivo Alessio chiede una mano a due amici: Michele Leo e Daniele Sarubbi. Così Giona si trasforma in una vera band, in formazione power-trio.

Nelle (lunghe) note che accompagnano la cartella stampa del disco si parla di punk e pop, generi che come ho sottolineato prima sono la chiara matrice dell’attitudine del progetto; lo sono meno da un punto di vista prettamente musicale. Le sonorità di questa scheggia sonora si sviluppano tutte dalle parti di uno shoegaze acido e tirato, mischiato a virate wave cupe e super riverberate. I 12 brani, fulminei, brevissimi, che compongono il lavoro, seguono una costruzione cara ai Minutemen tanto quanto ai più vicini Altro. Il pentagramma, invece, parla la lingua di Slowdive, Pink Turns Blue, Jesus and Mary Chain.

L’immaginario evocato è quello tipico di un’età di mezzo, tra una adolescenza che si vorrebbe trattenere con le unghie ed una maturità che incombe. Se ne ha ancor più consapevolezza quando salta fuori un parallelismo con un film che, per certi versi, racconta la stessa faccia di una medaglia diversa, lontana migliaia di kilometri, ma che ha segnato una generazione: Trainspotting. E questo parallelismo sbuca ascoltando Gaiola, che dalla primissima nota sembra una versione di Born Slippy declinata in chiave shoegaze.

Tra birre peroni, guardie, bar, tagli, cinismo e amori sghembi sale a galla quell’amarezza che contraddistingue la quotidianità di generazioni stese al sole, che vorrebbero fare festa, essere felici, spensierate, come nella cover della cover dei Ramones di Do You Wanna Dance?. Ma l’amaro in bocca rimane, alla fine della festa, sempre, e Tutto Tutto Nero lo certifica. Quando inizia Traiano, invece, dopo qualche secondo ci si aspetta di sentir cantare i versi “Listen to the girl…“, invece anche qui è verismo profondo e cinico, che descrive un mondo che quasi non lascia possibilità di farla franca, non lascia via di scampo, costringe ad imparare bene l’arte di arrangiarsi, di accontentarsi, di far tutto col poco che si ha.

Per Tutti i Giovani Tristi è un disco che a dispetto della brevità, dei suoni e dell’attitudine, risulta tutt’altro che immediato e semplice. Ad ogni ascolto si entra più a fondo nel sottotesto, nel vero messaggio nascosto dietro a brani apparentemente facili, dritti, impetuosi. Urgenza è la parola chiave di questo lavoro: creativa, comunicativa, di vita, di rivalsa. Un disco bello, ben fatto, che si lascia ascoltare e riascoltare. Rimane solo da vedere come si comporteranno dal vivo i tre napoletani. Le aspettative sono molto alte.

 

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Antonio Serra
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