The Way Of Purity
The Majesty Of Your Becoming
(Epictronic / WhormHoleDeath)
metal, elettronica
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Un manipolo di musicisti che porta avanti il messaggio dell’Animal Liberation Front e la cui line-up cambia ad ogni nuovo lavoro. Il linguaggio è quello del metalcore declinato al femminile e loro sono i The Way Of Purity che danno alle stampe questo terzo disco dal titolo The Majesty Of Your Becoming.
Questa terza prova è caratterizzata da un’elettronica ingombrante che mette in un angolo le chitarre per dare sostegno alle melodie orecchiabili di una vocalist dal timbro cristallino. Nonostante le programmazioni potenti non c’è da aspettarsi suoni industrial, qui siamo dalle parti (al più) dei Rammstein, degli HIM, con linee vocali un po’ à là Nightwish un po’ à là Evanescence.
Ciò che interessa davvero alla band è il messaggio che cercano di trasmettere, un messaggio animalista, contro lo specismo, intriso di panteismo. Come loro stessi ci tengono a sottolineare nelle note che accompagnano il disco, The Way Of Purity non hanno alcuna intenzione di presentarsi come musicisti eleganti, vistosi. Non vogliono mettere in mostra i loro nomi, le loro foto, simboli, riferimenti musicali di tendenza. Non vogliono scendere a compromessi, loro sono solo gli esecutori, i portavoce di un messaggio, solido e reale.
Solido, però, non lo è così tanto l’impianto sonoro che costruiscono. Alcune programmazioni sembrano mutuate più da produzioni danzerecce, quasi dubstep (Dare To Be Yourself), che da riferimenti electro-metal. La spiccata indole melodica fa uno strano effetto cortocircuito, all’ascolto, unita all’elettronica, al punto che se non fosse per alcune sparute schitarrate li si confonderebbe quasi con gli Ace of Base (Noah)piuttosto che con gli Evanescence.
Che l’intento sia quello di arrivare ad una fetta più ampia di pubblico è fuor di dubbio, tuttavia anche dopo ripetuti ascolti l’effetto è quanto meno spiazzante. Ammetto i miei limiti ed affermo con umiltà di non aver capito bene dove vogliano effettivamente andare a parare. La formula scelta non risulta alle mie orecchie particolarmente azzeccata.
Restano le melodie zuccherose ed epiche allo stesso tempo, la voglia di ricercare una originalità a costo di rischiare un piccolissimo passo falso sul gusto musicale, una missione di evangelizzazione vegan rispettabile e più che degna di nota. Riusciranno nel loro intento pur senza “metterci la faccia” ed attraverso una produzione musicale dai contorni non proprio a fuoco? Io spero comunque di sì e gli faccio il mio personale augurio.
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