Zanne Festival
16 luglio 2015
Catania, Parco Gioeni
Franz Ferdinand + Sparks, Balthazar, WOW!Signal
live report
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Sono arrivato a Catania nel primissimo pomeriggio, proprio quando il sole è più cattivo. E proprio in quelle ore in cui Studio Aperto consiglia di non uscire mai e poi mai di casa, io passeggiavo prima davanti alla stazione, poi una volta trovato il numero dell’autobus (che è il 429 e ti lascia proprio davanti all’ingresso del Parco Gioeni) ho fatto il giro del grande e bellissimo parco pieno di affioramenti di pietra lavica. Una serie di sentieri pavimentati con lastre nere si dipana per tutta l’area, dove ad ogni incrocio spuntano dei cartelli, fecce, indicazioni, con le direzioni per le varie attività collaterali dello Zanne Festival sparpagliate in tutto il giardino. All’ora in cui arrivo io la quasi totalità dei workshop è ormai terminata e dopo pochi minuti, nella zuppa di sudore in cui mi ritrovo, capisco il perché. Mentre la pietra lavica a terra cede tutto il calore che ha accumulato dal sole nel corso delle ere geologiche, bruciando attraverso le suole delle scarpe, solo l’area bazar è ancora attiva. Banchetti di ogni genere espongono oggetti fatti a mano, t-shirt, dischi, lampade, borse, ciondoli e tanto altro.
La gente è allegra e simpatica e nonostante il caldo nessuno disdegna quattro chiacchiere, magari protetti da uno schizzo d’ombra improvvisato. Mi avvicino all’info point, che sta all’ingresso opposto a quello da cui sono entrato, e sbrigo la pratica pass/biglietti: braccialetto con codice QR; “Te lo tieni per tutta la durata del festival senza mai slacciarlo, puoi farci anche la doccia, e puoi entrare ed uscire quando vuoi”. Bene, ora però esco. Lo spazio live è ancora transennato e coperto con dei pannelli. I tecnici stanno finendo di completare la messa a punto del palco tra scarico e carico della backline e prove del suono. Insomma, ho il tempo per mettere qualcosa sotto i denti velocemente, fare una doccia, un po’ di riposo e magari un po’ di frescura nell’attesa che le temperature esterne siano più clementi.
La clemenza in questione giunge poco dopo le 19:00, dunque mi avvicino all’area dedicata alla stampa. Ora la zona dedicata live è aperta, ma per ora le porte esterne sono ancora chiuse al pubblico. Quando si aprono, intorno alle ore 20:00, vedo un gruppo di ragazzi correre come dei forsennati verso di me. Mi guardo intorno e mi rendo conto di essere accanto alle transenne che delimitano il pit davanti al palco. Scelgo di scivolare di lato ed evitare di farmi calpestare. È evidente che tutti (o almeno la maggior parte) sembrano essere qui per i Franz Ferdinand, che si esibiranno come headliner della serata insieme a gli Sparks nel loro progetto F.F.S. in promozione in giro per il mondo. Il che comunque mette un po’ dei tristezza. Ancora una volta – sembra – il pubblico italiano si rivela come fatto di fan e non come di curiosi di musica (e quindi con la giusta propensione a vivere l’esperienza-festival).
Pochissimi minuti prima delle 21:30 il concerto inizia. L’onere di aprire le danze della terza edizione dello Zanne Festival è tutto dei giovani WOW!Signal, band che ha vinto il contest Nuove Zanne guadagnandosi un posto in cartellone insieme a nomi stellari della musica mondiale. Il trio è composto da tastiere/synth, percussioni acustiche ed elettroniche, chitarra elettrica. Definirei il loro stile un electro-garage con forti influenze noise. La loro attitudine mi piace; nonostante la giovane età ci danno dentro con convinzione e grinta. Feedback e tappeti sonori sintetici fanno da fondale per ritmiche sincopate e nervose con qualche sprazzo jungle. Voci effettate come se non ci fosse un domani, distorsioni e reverberi. Questi ragazzi hanno tanto potenziale davvero.
La loro esibizione dura una ventina di minuti, poi di corsa a smontare tutto e lasciare spazio ai tecnici che freneticamente si mettono a lavoro. È il momento della band belga del Balthazar che in un’ora abbondante di spettacolo mettono a segno 13 brani micidiali, uno dietro l’altro, con una energia ed una presenza scenica che lascia tutti a bocca aperta. Nonostante il pubblico aspetti fremente gli F.F.S., il quintetto belga riesce a coinvolgere la platea con un appeal che monta nel corso dello spettacolo. Questi musicisti il palco lo tengono magnificamente, come fossero artisti ormai navigati. Saltano sulle casse davanti alle transenne per avvicinarsi il più possibile alle prime file, si agitano, saltano, dialogano col pubblico. La presenza scenica, l’outfit e l’hair-style è all’ultimo grido. Sono quattro ragazzoni nordici, tutti con un taglio di capelli impeccabile, gli abiti che variano dal finto trasandato al super stiloso, impreziositi dalla bellezza della violinista/tastierista che sfoggia una tuta anni ’70 coloratissima ed una acconciatura che le raccoglie i capelli sul lato destro con una mezza treccia.
Indugiano sull’estetica e ci indugiano molto anche loro durante il concerto, facendo attenzione ad ogni minimo movimento, posa plastica, anca snodata, stivaletto che ondeggia. Ammiccano, si mettono in posa, e fanno centro. A poco a poco il feeling aumenta, parte dalle prime file per contagiare l’intero piazzale e quando dalla folla si rendono conto che qualcuna di quelle canzoni pop perfette, come solo i nordici sanno scrivere, e che sembrano a tratti coperte da lustrini glam anni ’70 tanto quanto da una patina di smog newyorkese, l’hanno già sentita da qualche parte, il processo di innamoramento diventa inarrestabile. Mani alzate che sembrano telecomandate, battono il tempo in sincrono con i movimenti dei musicisti. Sul palco si divertono ed il risultato che ottengono da una lato li stupisce, dall’altro li emoziona. Si percepisce dagli sguardi, dalle occhiate, dai sorrisi che si scambiano quando il pubblico risponde con un calore che non si aspettavano.
I Balthazar sono forti, avrebbero vinto loro la serata, senza storie, se non fosse che la fanbase di Alex Kapranos e soci è enormemente più vasta (per il momento). Quando gli F.F.S. (Franz Ferdinad + Sparks) salgono sul palco, dal pubblico parte un boato. La prima parte di set, che inizia con il singolo Johnny Delusional, manda in visibilio il pubblico di Zanne Festival. La gente nello spiazzale quasi raddoppia. È tutto un saltare, ballare, cantare, braccia al cielo. Sei brani di fila dell’ultimo disco, che probabilmente sono anche i migliori, e che servono a riscaldare il pubblico partendo subito in quarta. Ma fino a qui ancora la situazione poteva considerarsi un pareggio con i Balthazar, se non fosse che il supergruppo sfodera il primo vero fendente: Walk Away. La folla va in delirio. Gli F.F.S. con questa hanno già vinto, nonostante la parte centrale della scaletta sia un po’ fiacca.
Fiacchi, però, non lo sono affatto i musicisti sul palco, che non smettono neppure per un secondo di incitare il pubblico, saltare, ballare, dimenarsi, coinvolgere in tutti i modi la platea. Qualche frase in italiano, qualche parola in dialetto siciliano, pure la tipica esclamazione “minchia” ripetuta più volte: colpa di un foglio appiccicato davanti alla pedaliera di Kapranos, che vede trascritte una serie di frasi di circostanza, in italiano ma scritte come le leggerebbe un madrelingua inglese. Un po’ un compitino a casa insomma.
L’atmosfera si risolleva sul finale con le performance danzanti di Ron Mael, fino a quel momento rimasto impassibile, come di pietra, dietro le tastiere, e che allentandosi la cravatta e mettendosi a saltare, imitando Kapranos ed il suo stesso fratello, genera urla di stupore in platea. E poi con le versioni rivedute e corrette di alcuni brani degli Sparks, che in questa veste ritrovano lo smalto sbiadito dal tempo che passa. Brani danzerecci che traghettano lo spettacolo fino al finale, quello che tutti aspettano davvero e per cui, infondo, molti hanno pagato: Take Me Out. Anche chi è seduto nelle retrovie si butta nella mischia al primo accordo. La folla si ammassa tutta al centro ed ora la gente sembra essere ancora più di prima. Il brano viene eseguito in versione leggermente rallentata rispetto al solito, ma è l’impeccabile coronamento di uno spettacolo fatto di atmosfere festaiole e grandi sorrisi. Dopo la prima uscita di scena c’è ancora tempo per un bis, sempre dall’ultimo disco: Piss Off. Gli artisti salutano, si inchinano e vanno via.
Il fiume di persone si riversa incontro ai cancelli, tutti a ricaricare le batterie per la serata di domani.
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