Michele Maraglino
Canzoni Contro La Comodità
(La Fame Dischi)
canzone d’autore
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Michele Maraglino esce con il suo secondo album Canzoni Contro la Comodità. Per la realizzazione si fa supportare dai compagni di etichetta The Rust and The Fury. Il territorio è quello del fiume in piena che è in questi anni la canzone d’autore italiana. Maraglino è perfettamente a suo agio con la composizione di liriche e shuffle tipici del genere. Il disco è fulmineo, breve, intenso.
Poco meno di venticinque minuti per un compendio che, della canzone d’autore italiana, raccoglie idealmente non solo il testimone stilistico, ma soprattutto l’impegno sociale. È un impegno sociale eppure non strettamente politico. È la voce di uno di tanti noi “millennial” che alza lo sguardo, si sveglia dal torpore e decide, in piedi sulle sue gambe, di alzare la voce per raccontare la sua generazione, senza sconti.
Questa è la forza, questo è il valore che per primo emerge in questo disco: la presa di coscienza rispetto a qualcosa che apparentemente ci diciamo da anni, sappiamo da anni ed abbiamo voglia di cambiare da sempre, eppure rimane un argomento buono per concludere le cene tra amici, per permettere anche al più taciturno della compagnia di dire la sua.
Maraglino sembra stanco di apericene passate a ripetere sempre gli stessi discorsi, così si alza e se ne và, si sfoga, la racconta tutta e non ha paura di sembrare arrogante. Ha dalla sua l’orgoglio di chi dice le cose pane al pane, vino al vino. Spara a zero sulla nostra, la sua, generazione dalla prima all’ultima nota e sui nostri, i loro, padri e madri che, da bravi figli del boom economico, non ci hanno fatto mai mancare nulla, come se tutto ci fosse dovuto, alimentando speranze, convinzioni, lassismo, menefreghismo, illusioni.
La storia ha preso la piega che sappiamo e seppur qualcuno riesce a far finta di stare a galla perché ha le spalle coperte, i più fingono ed ostentano doti, qualità e benessere. Eccedono nell’effimero, nell’apparire, nell’incoerenza.
Maraglino prima si fa vanto del lavoro sporco, della sua gavetta, della “merda” sociale e circostanziale in cui ha annaspato prima di riuscire ad emergere come individuo. Poi ci racconta di quanto possano essere alienanti otto ore di un lavoro senza scopo che ti nega qualunque finestra per poter fuggire via dal grigio di una stanza.
Questo Canzoni Contro La Comodità è una diapositiva che classifica il nostro presente, quello dei millennials dicevamo, in un grafico puntuale che ne descrive la socialità, l’amore, i rapporti umani, le debolezze, la rassegnazione. Però ci prova, Michele, a scuotere le coscienze. A metà strada tra Marx, Latouche ed il bar. È impossibile non ritrovarsi tra le righe di ciò che canta, ritrovare il proprio presente, i discorsi fatti, i pensieri abbozzati dei propri amici.
Fotografa perfettamente il nostro tempo meglio di tanti altri maghi della nostalgia che proliferano in Italia. Loro provano a parlare di noi attraverso il ricordo di un tempo passato, per dirci chi siamo guardando a da dove veniamo. Michele Maraglino ci racconta chi siamo oggi e cosa potremmo essere domani, sia che le cose vadano bene sia che vadano irrimediabilmente male.
Lo fa attraverso uno stile che a tratti ricorda i cantati secchi di Cesare Basile. Lo fa attraverso arrangiamenti a volte estremamente minimali, di sola voce e chitarra, altre volte più strutturati che si adagiano su strati di elettronica e marchingegni vari. Una produzione volutamente scarna, diretta, incisiva.
Il giudizio che ne viene fuori, dopo una serie lunghissima di ascolti, è molto positivo, senza dubbio. Alla fine della tracklist la voglia di premere nuovamente play timbra puntualmente il cartellino. Però la sensazione che prevale è che Michele Maraglino sia molto più bravo di così, possa fare molto di più e molto meglio di così. Che avrebbe bisogno di una produzione più consistente che ne possa valorizzare la comunicatività. Che avrebbe bisogno di accudire ancora di più e con più calma le sue doti compositive. La sensazione è che Michele Maraglino sia un incompreso, bistrattato outsider che non vuole scendere a compromessi, ma che meriterebbe qualche riflettore in più, anche a discapito di un briciolo della sua granitica integrità.
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