Mantrika
B-Live
(Autoproduzione)
elettro-rock
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Gravitando attorno alla figura del singer e chitarrista Marco Bonvicini, i bolognesi Mantrika sono nati nel 2006 con l’idea di seguire le proprie influenze progressive, il cantautorato, l’elettronica e il post rock. Di questo miscuglio di generi il gruppo ha fatto suo un certo sound “mantriko”, evolvendosi in chiaroscuri d’autore misti a grintosi riff elettrici, cercando di evitare soluzioni usuali e scontate.
Un paio di Ep e un album precedono questo B-Live, composto da 5 brani inediti e una cover dei PFM. Il segreto del proprio lavoro artistico risiede in un risolutivo equilibrio di generi in cui il quintetto prova a spingersi in una scrittura pregna di melodie avvolgenti e l’uso delle liriche cantate in inglese. Lady B. presenta percussioni elettroniche e un’atmosfera seducente toccata da perturbazioni new wave che sfumano nel fade out finale.
Tracce di rock cominciano a farsi largo in una cantilenante M-O-R-E, accarezzata da una concisa elettronica ed una voce pulita che sovrasta la melodia, dove poi a metà brano ci si dilunga in derivazioni musicali di varia natura. B-Live è il brano che si abbandona ad un effetto ipnotico in uno eccentrico pop sperimentale. Occhio e croce la produzione dei brani è buona, i musicisti non perdono il filo, danno l’impressione che potrebbero osare qualcosa di più.
L’arpeggio di The Cure ci porta a spasso con una canzone acustica dal tono drammatico. Di tutt’altro tenore è Summer Market, brano decisamente più solare che rimane in equilibrio tra synth wave e piccoli lampi psichedelici mentre immaginiamo di viaggiare tra le highways americane negli anni 70. Rispetto ad altre cose sentite sul Tubo, in questo nuovo lavoro c’è più “anima elettronica” e meno sbalzi sonori, il sound è ammorbidito diversamente dai vecchi brani come Regina del Palco o l’intensa Premonizioni che si sono rivelate tuttavia molto trascinanti, ma la colpa è della mia tendenza al rock più truce.
In chiusura i Mantrika regalano ai fans la loro versione di Impressioni di Settembre, dove Bonvicini se la cava benissimo con un cantato impeccabile e l’assolo di chitarra finale che peccato non abbia esagerato nella sua coda.
Indubbiamente alla band bolognese non manca l’apertura nel contaminarsi con altri generi al di fuori del rock, se qualche produttore li aiutasse a far uscire il meglio di loro, dato che con questo Ep hanno dimostrato di possedere le giuste doti musicali, sarebbe gran cosa.
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