Public Service Broadcasting
The Race For Space
(Test Card Recordings)
post-rock, electronic
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Il 4 ottobre 1957 il satellite sovietico Sputnik venne lanciato nello spazio: storicamente fu il primo satellite artificiale in orbita attorno alla Terra. Quel momento sancì l’inizio della corsa allo spazio, una delle varie forme che la cosiddetta guerra fredda assunse, contrapponendo gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica.
L’album del duo londinese dei Public Service Broadcasting ripercorre appunto questa competizione spaziale tra le due superpotenze innestando nei brani elettronici le voci presenti nei filmati d’archivio del British Film Institute. The Race For Space rappresenta la seconda uscita discografica del progetto dei musicisti Willgoose e Wrigglesworth, a due anni dal debutto Inform – Educate – Entertain. Si tratta di un concept che ha lo scopo di “traslare la risposta emozionale della musica al coraggio e l’eccitazione di quel periodo”, come dichiarato dallo stesso Willgoose.
Il coro angelico di The Race For Space registrato agli Abbey Road Studios fa da intro al disco. La successiva Sputnik e di tutt’altra fattura: i beat elettronici sono inseriti su un sottofondo oppressivo che cresce pian piano, diventando poi maestoso, un tripudio di batteria e synth.
La tensione si avverte soprattutto in Fire In The Cockpit, grazie alle ventate claustrofobiche sintetiche e agli archi.
Il funky di Gargarin ed E.V.A. spezzano l’atmosfera: la prima adotta anche ottoni ed archi, la seconda è un funky spaziale che con le note del pianoforte si tuffa in una riflessione amara.
The Other Side con il suo ritmo Kraftwerkiano innesca alla fine un muro di distorsioni. La seguente Valentina, con ospiti gli Smoke Fairies, ribalta l’atmosfera seguendo i passi felpati di un delicato dream-pop.
La cupa melodia alla Cure di Go! e la malinconica Tomorrow precedono la ghost track, traccia ambient che esplora il cosmo e si riallaccia in un certo senso all’intro.
Il lato che non convince di The Race For Space è proprio la qualità dei brani in sé, che di per sé non sono neanche particolarmente interessanti (oltre all’abuso delle voci registrate presenti in ogni brano).
Interessante il progetto, meno la riuscita finale.
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