Steve Earle & The Dukes
Terraplane
(New West Records)
country, blues
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Mentre una immaginaria Terraplane del 1934 scorrazza annoiata lungo i boulevard della Grande Depressione Americana, il pilota Steve Earle con i suoi The Dukes si rotolano nel loro country blues on the road, fatto di delizie, sfighe, amori e sesso, una divinazione in libertà che trasuda emozione e suggestione come un viaggio tra Tulsa e i confini del sogno.
Terraplane è il sedicesimo album in studio dell’artista americano che qui con i fidi Will Rigby alle pelli, Chris e Eleanor Whitmore chitarra e violino e Kelley Looney al basso, torna a camminare lungo gli sterrati di un America mid-rurale, dentro i cumuli di disperazione e gioia di una moltitudine di sogni popolari infranti, ma lo fa sempre con quella scioltezza ottimista che cerca di arginare la mestizia per far posto alla speranza di un domani migliore.
Inciso a Nashville, Terraplane è uno di quei rubini old-timey, vintage fino al midollo, dove essenze alla Chuck Berry Acquainted with the wind e fantasie ragtime Gamblin’ blues, Ain’t nobody’s daddy now, Baby’s just as mean as me contendono metri alle stimolazioni Stonesiane Go-go boots are back o ai tremolii indiavolati e bayou di Howlin’ Wolf You’re the best lover that I ever had, un album che non cede mai alla stanca, un giro impressionate di “musica del diavolo” che porta un’immensa nostalgia rinnovata del passato, di un grande passato mai stato così contemporaneo.
Da ascoltare, belle cose di lunga vita.
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