Cabrera
Da qui si vede tutto
(Stay Home Records)
post-hardcore, post-rock
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Da qui si vede tutto è l’album debutto della band modenese Cabrera. Il titolo suscita subito interesse: il primo album è un rischio in cui ci si gioca tutto, o si piace o non si piace, è un salto nel buio, è il punto di partenza da cui, appunto, si vede tutto.
I Cabrera si presentano come un gruppo post-rock, post-hardcore e con influenze emo. Presentazione più che mai giusta: l’eco dei gruppi italiani che fanno parte di questo underground (Gazebo Penguins, FASK) è molto evidente nell’uso delle chitarre, dei ritmi e delle parole. Non lasciatevi ingannare dal primo brano che apre l’album, Sipario, perché questa traccia vi prenderà per mano dolcemente e vi condurrà sul palco che i Cabrera sono pronti a distruggere con la loro carica musicale. Tuttavia nella prima traccia si scopre già una caratteristica dell’intero disco: i testi sono semplici, formati da poche parole ripetute come se fossero una cantilena che sarà difficile dimenticare.
Da Una parola si entra subito nel vivo delle sonorità hardcore, a cui non mancano però dei fraseggi iniziali melodici. Non c’è una vera title track nell’album, ma la terza traccia Dirupo è costruita sulla frase del titolo dell’LP “Da qui si vede tutto”. Anche qui un intro lento e melodico e poi un’esplosione di chitarre e sintetizzatori, format che viene iterato per tutti i brani seguenti sul sottofondo di parti ritmiche molto interessanti. I testi sono caratterizzati da una profonda malinconia e quando parlano (anzi gridano) di buio riescono a trasmettere angoscia e senso di vuoto, in pieno stile emo.
I Cabrera sono Francesco Galavotti alla chitarra e alla voce, Jason Cabrera alla chitarra, Nicolò Bertoni alla batteria e Marcello Vigarani al basso. Come dicono loro stessi, “da qui riparte tutto e mi tuffo nel vuoto” e hanno fatto bene a buttarsi con questo loro album d’esordio. Coloro che apprezzano il genere e ne seguono la prolifica scena italiana non potranno ignorare Da qui si vede tutto.
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