Ash Code
Oblivion
(Swiss Dark Nights)
electro, dark, wave
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Giovani, giovanissimi e affascinati dai suoni dark e pieni di beats. Sono gli Ash Code , da Napoli, meno di un anno di attività alle spalle e già un contratto discografico con un’etichetta svizzera e un tour europeo.
Oblivion è la loro prima fatica sulla lunga distanza. Le coordinate musicali vanno dai primi Clan of Ximox ai Kirlian Camera, dal post-punk a Peter Murphy, senza dimenticare la lezione dei ben più recenti Soft Moon.
Riescono meglio quando i beats alzano i bpm piuttosto che le (rare) volte che si dilettano in ballatone ambientali, ma gli Ash Code hanno comunque le idee molto chiare sul loro personale immaginario, che se è vero che non è certo di prima mano, è anche vero che è assai ben definito e che rende l’album godibilissimo dall’inizio alla fine.
Tra esperimenti che lasciano da parte l’orecchiabilità ma perfettamente riusciti (Crucified), tentazioni EBM (Dry Your Eyes) e timide infezioni industrial, gli Ash Code consentono agli appassionati del genere di andare a colpo sicuro su un disco che non mancherà di creare adepti al culto della cenere.
Visti in azione allo Zoo Bar di Roma lo scorso 17 gennaio, si sono presentato sul palco in tre, Alessandro alla voce e macchine, suo fratello gemello Adriano alla chitarra baritona e Claudia a synth e drum machines (e voce in un brano). Non ci sono grandi differenze tra il loro disco e il live set, maturo musicalmente, ma con Alessandro che potrebbe spendere meno tempo a guardare i display delle sue chincaglierie elettroniche e dedicarsi a una maggiore teatralità, come gli stilemi del genere invece impongono.
Potenza, pugni e carezze non si alternano in Oblivion, ma convivono felicemente in un mix che si lascia godere sia in cameretta e sia nelle (poche) serate dark-goth rimaste in giro per l’Italia.
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