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Mauro Mariotti: Albume

Si chiama Albume la prima fatica da solista di Mauro Mariotti, e non è un titolo casuale. Undici tracce che rappresentano un biglietto da visita dissonante eppure nel complesso coerente

Mario Mariotti

Albume

(Autoproduzione)

elettro-rock, rock d’autore

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mario-mariottiSi chiama Albume la prima fatica da solista di Mauro Mariotti, e non è un titolo casuale. L’albume, infatti, sebbene dall’esterno appaia unico, è in realtà composto da più strati assai diversi ma tra loro comunicanti, dando vita a qualcosa di compatto; allo stesso modo queste undici tracce rappresentano un biglietto da visita dissonante eppure nel complesso coerente, ricco di mille sfaccettature che il cantautore di Senigallia, classe ’88, ha saputo armonizzare dando loro una struttura musicale non indifferente.

L’album si apre con l’ottima Ridi come vuoi, in cui un’atmosfera disperata del duo voce-chitarra elettrica fa da contraltare a punte di rock spinto che ricordano il miglior Sarcina, soprattutto negli acuti di voce. Un bel modo di far entrare l’ascoltatore nel suo mondo: è questo, forse, il brano più significativo dell’opera.

Si continua con La tua verità, vero e proprio inno alla libertà interiore in cui la protagonista non sembra essere la voce, bensì la chitarra con assoli di puro stampo rock, armonici e complessi. Un vero e proprio cavallo di battaglia da cantare a squarciagola durante i live.

Il terzo brano S.i.r.e. è un instrumental elettro-rock carino ma dimenticabile. Al pezzo, infatti, manca completamente quel quid in grado di rendere il pezzo memorabile. Molto meglio ascoltarsi Voraus -in tedesco avanti– il secondo instrumental del disco, meno pretenzioso del primo ed assai più gradevole.

Quando non parli dona un piacevole quanto forte e repentino cambio d’atmosfera, divenuta qui più intima e piacevole, la quale crea una sorta di continuum con la successiva Nuvola, la quale fa emergere la parte di Mariotti più cantautorale. Immaginandosi nuvola, infatti, l’autore instaura un dialogo unilaterale con un sole impotente quanto non mai; le ritmiche ricordano vagamente Marcello Petruzzi -in arte 33 Ore- vero e proprio maestro nelvelare  l’ambiente circostante con quella patina onirica affascinante ed ammaliante. Sicuramente il lavoro migliore.

La successiva Dubbi, in alcuni passaggi, si avvicina ai brani degli Eagles, ma il trapasso all’arpeggiato non dona quella continuità musicale di cui la canzone avrebbe bisogno, rendendo il pezzo troppo disarmonico.
Scialalaila è un piacevole ed allegro intermezzo musicale, nel quale l’autore (de)ride tutta la classe corrente dei cantautori, rea di utilizzare l’arma dell’incomprensibilità per far carriera ma, di fatto, “sei in giro come me.
Discreta, a dispetto del mio prematuro quanto infondato pregiudizio, è la cover dei Marlene Kuntz Bellezza. La bravura di Mariotti è stata quella di non snaturare completamente l’originale dandogli, però, un tocco decisamente personale. Il brano, infatti, risente del suo rimaneggiamento senza però discostarsi eccessivamente.

Chiude il disco Crolla il mondo, in cui lo scenario apocalittico regna sovrano su tutto il resto, donando una sorta di disillusione e fallimento dei sogni fanciulleschi (casca il mondo senza girotondo).

Come album d’esordio “Albume” non è male. La perfezione, però, è molto lontana, ed in fondo è giusto che sia così.
I lati positivi di questo disco vanno ricercati soprattutto nella cura dei suoni che, per quanto talvolta disarmonici, nel complesso risultano piacevoli. Sono però i testi a rendere più che dignitoso questo lavoro: essi, infatti, rappresentano a pieno l’anticonformismo di cui Mauro Mariotti detiene simbolicamente la bandiera. Intrincanti e sagaci, sono in grado di fornire a chi li ascolta un’opinione sul suo fare musica, e non è un fattore da poco.

Ora veniamo alle note dolenti, incominciando innanzitutto dalla poca capacità di farsi ricordare: delle undici tracce totali -forse un po’ troppe per un’opera prima- nessuna è entrata nella mia testa, e non è un difetto marginale. Non è una mera questione commerciale, questi brani non riescono proprio a farsi ricordare. Il lavoro da fare negli anni a venire dovrà proprio essere mirato ad una maggiore incisività musicale e soprattutto testuale, un’operazione lenta, graduale ma costante. Il tempo è dalla sua parte.

 

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