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New Mendicants: Into The Lime

I New Mendicants con Into The Lime riportano gli anni Sessanta alla freschezza dello ieri nell’oggi, e con solo dieci tracce fanno rivivere un’epoca che chi non l’ha vissuta ha perso metà della sua vita cognitiva, musicalmente parlando. Grandi!

New Mendicants

Into The Lime

(One Little Indian)

pop

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[youtube id=”UpJ6uWMawWw” width=”620″ height=”360″]

ew-mendicants-into-the-limeStile balneare verso il tramonto, ricco di sfumature sixsteen, questo è quanto traspare al primo round d’ascolto di Into The Lime, progetto parallelo di Joe Pernice (Pernice Brothers) e Norman Blake (Teenage Fanclub), riuniti per l’occasione sotto l’egida New Mendicants, un connubio meritevole di attenzione e di trasporto che in dieci tracce lievitano una mezz’oretta di piacevole sound cantautorale diviso tra echi Byrds, refoli beatlesiani e sospiri Big Star, un progetto che nasce per misurare le emanazioni floreali delle rispettive esperienze artistiche, cosa che dopotutto riesce alla grande.

Si gli anni Sessanta sono presenti e forti, nessuna estremizzazione di suoni, solo lunghe ballate carezzevoli e atmosferiche che dondolano l’ascolto in una panacea di melanconia gaia; con il duo anche il batterista Mike Belisky e tutta quella dolcezza riflessa all’indietro che ha il suoi punti folgoranti nella rilettura della bella By the time it gets dark di Sandy Denny e dentro gli alcaloidi pischedelici di High on the skyline, poi una trafila di brani che trasudano memorie e denominatrici che non conoscono tempo o età.

Pop ed armonie vocali che stregano a dispetto di tutto, chitarre acustiche ed elettriche che procacciano sogni allungandoli all’infinito, i coretti alla Fab Four di Cruel Annette, lo scatto rock da bagnasciuga oceanico di Shouting match, o la ninnananna al sapor di vetiver che Out the lime diffonde come un incenso appena acceso, non c’è nulla da scartare se non il cellophane di copertina.

Una manifattura semplice e di valore per un racconto musicale senza scadenza.


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Max Sannella
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