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Withered Hand: New Gods

Dan Wilson alias Withered Hand con New God carica di sfumature e bontà la scena cantautorale,scozzese e non solo, il suo nuovo disco è una avventura che si racconta per farsi raccontare ancora, tra trombe, chitarre e armonica, in un loop di successo

Withered Hand

New Gods

(Slumberland Records)

indie folk

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[youtube id=”puJPdfU2F3E” width=”620″ height=”360″]

Withered Hand non è altro che Dan Willson, musicista e chitarrista scozzese che predilige scorrazzare negli sterminati pads indie-folk a cavallo tra vecchio e nuovo millennio, quelle colorazioni in tinta scirocco lento che pervadono sguardi, visioni e realtà non sempre plausibili con lo spirito, ma che arrivano a toccare anche le punte massime sensibili delle anime vagabonde, quelle che hanno cittadinanza sempre e comunque al di là delle linee di confine.

New Gods è l’ultimo lavoro di questo hobo since 2014, disco che tra nostalgie, amori repressi, ferite da leccare e melodie con un sacco di polvere vissuta addosso, arriva carico di emozioni da spremere e suoni da bere d’un fiato, una scrittura che mette sull’attenti e che fa viaggiare all’infinito, senza mai fermarsi se non quando occorre riprendere il filo daccapo di storie e illusioni che l’artista mette in conto cantandole a tutti; undici brani, undici strade da cavalcare a bordo dell’immaginazione ma con la certezza di avere dei grandi compagni d’avventura come Eugene Kelly dei Vaselines, King Creosote, Pam Berry dei Black Tambourine e membri di Belle & Sebastian, tutti insieme per coronare un ascolto ben fornito di carisma e libidine.

Venti vintage, picchi contemporanei, ballate sognanti, qualcosa di Byrds che svolazza sopra tutto, ogni cosa va a declinare una evanescenza generale che piacevolizza fino ad avventurarsi nelle più profonde esplorazioni moderniste che si possano cercare, un disco, questo New Gods, che porta la mente su certi Modest Mouse, e Shins e la fa girare tra le ventose aperture di Black tambourine, nello shake pirico di King of Hollywood e tra le spennate e l’armonica a bocca che struscia in Life is doubt, poi con le trombe panciute che occupano Not alone, l’esuberanza e la concretezza di avere nelle mani e negli orecchi un disco bellissimo è immediata, tremendamente immediata.

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Max Sannella
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