AdBlock Detected

Stai usando un'estensione per bloccare la pubblicità.

RockShock.it dal 2002 pubblica contenuti gratuitamente e ha la pubblicità come unica fonte di sostentamento. Disabilità il tuo ad block per continuare.

Intervista a The Niro e recensione di 1969

Il grandissimo ritorno di The Niro col suo terzo album 1969, interamente in italiano. Imperdibile. Lo abbiamo recensito e ce lo siamo fatto raccontare dall'artista in una intervista a cuore aperto

The Niro

1969

(Cd, Universal)

indie rock, rock d’autore

_________________

the-niro-1969Seguo Davide Combusti, alias The Niro dal 2008, quando uscì col suo primo ep An Ordinary Man. La prima volta che lo sentii rimasi incantato da quella voce che a tratti mi ricordava Jeff Buckley. Il legame che c’è fra me e la sua musica è difficile da spiegare, un ricordo agrodolce legato a mio nonno che in punto di morte mi disse “ricordati che la vita è breve, vivi le emozioni e divertiti più che puoi”. La sera del suo funerale andai a sentire The Niro live vicino a casa mia, sparirono le nuvole e tornò il sereno.

A 5 anni esatti da quando mio nonno è mancato, Davide ha calcato il palco del Festival di Sanremo fra le nuove proposte. E proprio il brano portato al Festival, un pezzo molto melodico che risalta la sua voce, intitolato 1969 da il titolo al suo nuovo lavoro, per la prima volta in italiano.

L’Evoluzione Della Specie, prima traccia del nuovo album, fa subito capire che la magia della sua musica è rimasta intatta nonostante il mutamento linguistico. Un tipico brano nel suo stile che avvolge e trasporta in un’altra dimensione.

Ad ogni ascolto questo album da nuove vibrazioni, come nel caso di Ruggine che col suo falsetto riesce a far provare sensazioni indissolubili.

Strizzano l’occhio al pop italiano più radiofonico Qualcosa Resterà e Vanità, mentre per rientrare nei canoni dell’artista arriva Non Riesco A Muovermi, uno dei miei preferiti di questo lavoro. Energia, melodia, elevazioni vocali e ritmica spezzettata ne rendono la punta di diamante, con un ritornello che non si stacca più dal cervello.

In Ormai, Davide si eleva a novello Freddie Mercury regalando emozioni a non finire; Pindaro riporta invece a sonorità poetiche influenzate dal progressive, rivelandosi uno dei brani più belli mai scritti da lui.

Colpa Mia  è l’esempio di come The Niro sia riuscito ad adattare così bene anche il cantato in italiano sulla propria pelle. Con gli arpeggi di Newton e le sue atmosfere alla Jonsi, si giunge ad Eroe, degna conclusione di un album imperdibile.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Davide:

ROCK SHOCK:  Ciao Davide, partiamo dagli esordi. Quando hai iniziato a far musica?

DAVIDE “THE NIRO” COMBUSTI: Ho iniziato a scrivere brani miei a 20 anni. Era già qualche anno che suonavo in alcune band romane come batterista, ma avevo iniziato a sentire la necessità di esprimermi in un’altra forma, così dopo qualche tempo fondai una band e decisi che sarei stato il cantante.

RS: Io sentii per la prima volta parlare di te dagli amici The Second Grace che ti avevano accompagnato in tour in giro per l’Europa. Ti ascoltai e rimasi molto colpito dalle emozioni che trasmetteva la tua musica e dallla somiglianza della tua voce a tratti con quella del grande Jeff Buckley. Mi chiesi come mai in Italia (nel 2008) ancora non si sentiva parlare di te. Forse l’italiano è un po’ esterofilo?

The Niro: In realtà furono i Second Grace ad ospitarmi in quelle date Europee. L’italiano è esterofilo spesso anche perché gli amanti della buona musica sono sempre alla ricerca di nuovi suoni e purtroppo non sempre il nostro paese propone grandi novità da quel punto di vista. Detto ciò posso ritenermi fortunato per la visibilità e per le belle recensioni che ebbe il primo album, nonostante fosse appunto cantato in inglese.

RS:   In quanto a gusti musicali, cosa ascolti? Ci sono band italiane e straniere che apprezzi particolarmente?

THE NIRO: Di italiani mi piacciono tantissimo i Verdena, mentre tra gli stranieri apprezzo Badly Drawn Boy, Beck, Bombino, Sufjan Stevens, Ed Harcourt e tutto il folk americano anni 60/70.

RS: Parliamo di Sanremo. Come è maturata la scelta di partecipare? Che esperienza è stata viverlo da dentro?

THE NIRO: Avevo quasi ultimato l’album e la Universal con la quale ero appena tornato a lavorare mi chiese se avessi avuto voglia di cimentarmi con il palco dell’Ariston. Non mi chiesero di scrivere un brano sanremese ad hoc, ma di partecipare con un estratto dell’album a mia scelta. Non mi sembrava una proposta così indecente, così scelsi 1969. Fui molto sorpreso quando mi comunicarono che ero entrato negli 8 finalisti. L’esperienza alla fine è stata positiva, mi sono divertito nonostante le sere delle esibizioni avessi una brutta febbre.

RS: All’Ariston hai presentato 1969, un brano molto bello ma che, è uno di quelli meno alla “The Niro”, soprattutto se penso a pezzi come Ruggine, Eroe o Non Riesco A Muovermi.  In ogni modo, il tuo nuovo lavoro è come al solito molto curato sia come testi che come musiche.Come mai un album tutto in italiano?

THE NIRO: Probabilmente l’uso del piano come strumento portante ha allontanato un pochino dal mio stile classico. Quel tema lo avevo pensato inizialmente per gli archi e basta, ma alla fine decisi che solo il piano avrebbe valorizzato al meglio quella parte. Confesso che prima ci avevo provato qualunque altro strumento!

RS: Solitamente segui un processo compositivo ben definito o segui molto l’istinto?

THE NIRO: Seguo molto l’istinto, poi cerco di mettere ordine. Anche l’attività onirica mi aiuta parecchio. La scorsa notte (31 marzo) ho sognato di eseguire un brano. Non è la prima volta che mi capita. Mi sono svegliato e l’ho registrato. E’ la cosa migliore che ho registrato nell’ultimo mese.

RS:  L’ingresso di voi “nuove proposte” a Sanremo è passato molto dal web, con video e brani già usciti molto prima del Festival. Cosa da la rete al mondo musicale? Io a volte con tutta questa abbondanza di tweet, tag e ascolti mordi e fuggi, rimpiango gli albori quando c’era solo myspace. Che ne pensi?

THE NIRO: Penso che mi manca tantissimo myspace. Twitter lo uso, ma non è la mia tazza di thè. Mentre myspace aveva una sua funzionalità ben precisa legata alla musica, all’interno dei nuovi social generalisti quando pubblico un contenuto musicale ho come l’impressione di disturbare. Chi veniva a farsi un giro su myspace era predisposto ad ascoltare nuova musica, mentre chi bazzica facebook per esempio non ha sempre il giusto mood o non è interessato. Sì, mi manca myspace.

RS: Grazie mille per la tua disponibilità e per la tua bellissima musica.

THE NIRO: Grazie a voi!

http://www.theniro.com/

[youtube id=”7Of1suXmreQ” width=”620″ height=”360″]

 

Gli ultimi articoli di Fabio Busi

Condivi sui social network:
Fabio Busi
Fabio Busi
Articoli: 404