Omar Pedrini
Che ci vado a fare a Londra?
(Universal)
rock
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Sono passati otto anni da Pane, Burro e Medicine, il precedente disco di inediti del fondatore dei disciolti Timoria. Galeri e Illorca hanno messo su tre album con i Miura e Francesco Renga ce lo ritroveremo anche quest’anno a Sanremo nella sua parabola pop discendente, ma indubbiamente fruttuosa. Omar Pedrini? Ha pubblicato un nuovo e sostanzioso disco dal titolo Che ci vado a fare a Londra?, composto da ben 18 brani, segno che c’era talmente tanta voglia di scrivere e suonare che l’ispirazione non l’ha mollato nemmeno nei momenti più bui.
In verità Omar non è stato proprio con le mani in mano. Circoscritti alcuni problemi di salute al cuore che da 10 anni lo attanagliano, ha lavorato come autore televisivo su Rai5 e SkyArte in contenitori musicali, ha rifatto le canzoni degli stessi Timoria nel suo album-cover La Capanna dello Zio Rock, è stato docente alla Cattolica di Milano, partecipato alla colonna sonora di Pupi Avati ne Il Figlio più Piccolo, ed infine è arrivato anche un matrimonio e un secondo figlio dopo la fine della relazione con Eleonore Casalegno.
C’è stato un momento in cui Pedrini, a causa dell’aneurisma aortico che lo hanno condizionato al riposo forzato, ha pensato di proporsi a Ron solo come autore di canzoni, ma il celebre musicista l’ha indotto a continuare a cantare e ha prodotto lui stesso questo disco, nato anche grazie ad un incontro con Noel Gallagher e il manager degli Oasis. Proprio da Manchester è arrivato l’invito a partorire il nuovo album che Pedrini ha pubblicato con l’aiuto dei The Folks, brit band prodotta da Noel, presenti nella title track di cui esiste anche una breve versione in inglese.
Introdotto da un liberatorio Haka, il disco parte potente con la chitarra rock di Jenny (scendi al fiume) che ci ripropone il Pedrini degli ultimi Timoria di Treno Magico più che quello sentito in Pane e Burro, dove fa la sua comparsa il rapper Kiave. Molte canzoni portano il nome di alcuni personaggi, come la moglie in Veronica, dove Omar si mette a nudo cantando la sua vita fatta di inferni e sogni. Che ci vado a fare Londra è il singolo coadiuvato da un ironico video dove troviamo il rocker bresciano mentre scruta scettico l’Inghilterra con un cannocchiale, seduto su una poltrona in aperta campagna.
Tutto sommato quello che canta Omar è una terra straordinaria da amare che purtroppo è percossa da valori opposti, i suoi racconti inquadrano storie di persone con dei conflitti interiori scivolando tra rock e poesia: la pazzia della vecchia Nina, l’omosessualità nella psichedelica Emily Ama Lei, la crisi di lavoro di Emilia non ride più. Pur usando testi amari e delusi, le musiche sono brillanti, allegre, ritmate, persino magiche, Pedrini è sempre stato un autore completo capace di mescolare quel vintage folk rock alla poesia bit.
Pianeta Blu è una rock-richiesta di salvaguardare e amare la Terra, e non è l’unica dichiarazione d’amore verso la natura. In Piero tra la campagna e il cielo l’uomo si è allontanato in un borgo rurale restituendosi alla semplicità vivendo meglio. Quando un Uomo racconta le mani di Augusto Daolio strette fino all’ultimo a quelle della sua compagna Rosi, fino a quando ha “preso il volo verso il cielo”.
Ci sono brani elettrici come Uno Straccio di Anima che ci restituiscono un Pedrini ancora delizioso rocker e altre ballate docili come Cane Sciolto che riportano alla mente quel songwriting “senza vento”. Tra le collaborazioni troviamo Ron e il rapper Dargen in Gaia e la Balena, i Modena City Ramblers nella strumentale Nonna Quercia Folk Band, Lawrence Ferlinghetti, poeta della bit-generation che presta la sua voce in Poetry as an insurgent art.
Dopo il controverso Beatnik, la svolta soft di Vidomar, il pop rock di Pane, Burro e Medicine, le cover de La Capanna dello Zio Rock, questo album è probabilmente il miglior lavoro del Pedrini solista al quale auguriamo ancora anni di belle canzoni e progetti artistici.
Sito web: www.omarpedrini.com
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