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M.C.N.: Ma U Cirivieddu Chi È, Acqua?

Gli M.C.N. esordiscono con Ma U Cirivieddu Chi È, Acqua? Quando l’indie italiano deraglia e vuole giocare sporco. Non abbiate paura: il pazzo che grida in siciliano è Carmelo Pipitone dei Marta Sui Tubi

M.C.N.

Ma U Cirivieddu Chi È, Acqua?

(Quanat records)

alternative metal, post hardcore

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M.C.N.- Ma U Cirivieddu Chi È, AcquaGli M.C.N. vengono dal nord ma parlano siciliano. La band è formata da Carmelo Pipitone dei Marta Sui Tubi (qui cantante), Davide Paolini dei Venua (band prodotta dai MST, per cui ha anche aperto dei concerti) e Roby Vitari della band estrema Juster Beast. A questi si è unito Giacomo Maria Carpa, polistrumentista anche lui d’origini siciliane (Marsala).

Gruppo fatto, passiamo al nome: l’acronimo sta per Minchia Cacata Niente, che in italiano si potrebbe tradurre in un invito tipo “potresti non rompere?”.

Questo ci da’ già il sentimento del progetto musicale, che bene si esprime in questo primo album intitolato Ma U Cirivieddu Chi È, Acqua?, dove il cirivieddu è il cervello disegnato in copertina.

Come suona? Pesante. Post hardcore i suoni, un voluto lo fi per la voce, spesso urlata per esprimere piccole disperazioni quotidiane: “non ho soldi, lo capisci? E mi hanno rubato anche la Vespa!” (traduzione del testo di Un Haio Soiddi).

Di cosa tratta l’album non è facile capirlo, se non aiutandosi con un dizionario di italiano-siciliano trovato online. Gli spunti sono vari: troviamo tante scenette di vita quotidiana e una visione violentemente ironica delle nostre piccole miserie.

Più di tutti, mi ha divertito il battibecco dei due coniugi nella canzone Medjugorje. Neanche Matteo Montesi (noto mostro del Tubo) risulta così esasperato e allo stesso tempo verosimile quando litiga  con il suo lato femminile.

La musica, con le radici nell’indie, si sporca di contaminazioni elettroniche e spezzoni audio, sino a degenerare in brevi gioca jouer e parentesi rap. Tutto è lecito in questo gioco grottesco. Alla fine dei conti non importa, perché “u problema si tu!”

Il maggiore limite del progetto sta proprio nella lingua, che sicuramente risulta più espressiva e precisa dell’italiano. Lasciando fuori parte  degli ascoltatori però,  la scelta del dialetto palermitano potrebbe risultare limitante.

 

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Dafne Perticarini
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