Above The Tree & Drum Ensemble Du Beat
Cave Man
(Bloody Sound Fucktory/Locomotiv Records)
tribal ambient, psychedelic, world music
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Above The Tree è la creatura dell’instancabile Marco Bernacchia, apprezzato artista di Senigallia che vanta numerosi progetti (M.A.Z.C.A, Gallina, Al:Arm!) e altrettante collaborazioni, come quella con il batterista E-Side che ha fruttato un album dal titolo Wild nel 2012.
Bernacchia ha anche un’altra caratteristica: si esibisce con il volto coperto da una maschera da gallo, una parodia della semplicità del funzionamento cerebrale dell’animale (in analogia con quello di certe persone). Inoltre i suoi tour toccano spesso i più importanti paesi europei.
Il 2014 segna allora l’ennesima collaborazione, stavolta con un duo chiamato Drum Ensemble Du Beat, formato da Edoardo Grisocani (elettronica) ed Enrico Bocchini (percussioni). Ne viene fuori un progetto ambizioso di musica primitiva in un contesto moderno, che prende ispirazione dalle tribù native americane. L’album dal titolo Cave Man (uomo delle caverne) si sviluppa seguendo tre anime: quella tribale di Bocchini, quella ambient di Bernacchia e quella elettronica di Grisocani.
Più che canzoni sono visioni di popoli lontani, di culture dimenticate, sepolte da terra e polvere. E così veniamo subito catapultati in uno stato allucinato, quasi in trance, con la traccia iniziale del disco Aborigenal Dream. Il titolo è esemplificativo: ben amalgamati troviamo l’elettronica catalettica, percussioni tribali e voce mistica. Evocativo e spirituale, il brano è il migliore di Cave Man. Il resto delle composizioni non fa altro che ripetere fino alla noia le stesse visioni con pochissimi sviluppi.
I segni si possono già intravedere nella seguente People From The Cave, che riprende la tribal ambient di Steve Roach, con il sax suonato da Roberto Villa. Il massiccio uso di delay non lascia respirare il brano (e così vale per tutti gli altri).
Down-Wind Song cambia lo scenario: dalle allucinazioni si passa alle visioni oniriche alla Sigur Ròs. Il basso in sottofondo è di Glauco Salvo. Le chitarre sono più atmosferiche che mai.
L’ossessivo uso del delay penalizza anche Berbers In Action, che dopo una confusione di suoni iniziale, prende una forma (e un’anima) solo quando intervengono le percussioni. I field recordings che all’inizio sembrano un semplice sottofondo, diventano protagonisti verso la fine (sono suoni naturali che si sentono di notte in un campo).
Black Spirits ripete tutto quello finora ascoltato ma costruito stavolta attorno alle voci dei nativi americani e ai loro riti, tratti da una cassetta registrata di danze Kiowa.
End Of An Era inizia con nastri al contrario e toni minacciosi: l’ottimo arrangiamento di archi di Nicola Manzan eleva i toni del brano.
Cave Man è alimentato da un progetto ambizioso ma che alla fine non lascia il segno. Pochi sviluppi, poche idee: al disco di Above The Tree & Drum Ensemble Du Beat mancano gli spunti qualitativi. Col passare dei minuti i brani si appiattiscono: se poi ci si aggiunge l’ossessivo uso dei delay della chitarra di Bernacchia, il voto non può che essere basso. Purtroppo si tratta solo di un’occasione non sfruttata.
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