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Mark Lanegan: Imitations

Per non lasciare i suoi fans a digiuno, Mark Lanegan pubblica Imitations, secondo album di cover della sua carriera. Un tuffo nella sua infanzia e un omaggio a grandi artisti di ieri e di oggi

Mark Lanegan

Imitations

(Cd, Vagrant Records)

blues rock

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mark-lanegan-imitationsSe Mark Lanegan avesse bisogno di presentazioni, direi che è la stato la voce degli Screaming Trees negli anni ’90 e che dopo aver intrapreso la carriera solita ha collaborato con Mad Season e Queens of the Stone Age, dando vita a una miriade di progetti di vario tipo con artisti come Greg Dulli (ex Afghan Whigs) e Isobel Campbell (ex Belle and Sebastian), tanto per fare qualche nome. Direi che la sua voce roca ed estremamente riconoscibile è sinonimo di garanzia da oltre un ventennio. Potrei citare una serie infinita di note biografiche, ma sarebbero superflue: la sua musica parla da sola, e chiunque si sia imbattuto in un suo pezzo o l’abbia visto dal vivo può confermarlo.

Dopo un album apprezzato da pubblico e critica come Blues Funeral, nel settembre di quest’anno esce Imitations, la seconda raccolta di cover della sua carriera dopo I’ll take care of you, con la quale si è concesso di rielaborare grandi classici amati dai suoi genitori e contemporanei stimati da lui stesso. Tra le dodici tracce di cui è composta, trovano infatti posto rivisitazioni di brani come Pretty Colors e You only live twice (rispettivamente di Frank e Nancy Sinatra) o come Fatlands (della cantautrice californiana Chelsea Wolfe) o Deepest shade (dei Twilight Singers, uno dei tanti gruppi in cui Lanegan ha militato negli ultimi anni, con l’amico Greg Dulli).

Un pregevole esercizio di stile, nel quale il prolifico artista è riuscito a fare suoi anche pezzi della tradizione come Autumn leaves, rimanendo fedele alla struttura originale delle canzoni, ma scavando alla ricerca dell’essenziale e infondendo la propria caratteristica impronta che sarebbe in grado di trasformare in un successo anche il jingle pubblicitario più soporifero. Probabilmente non uno dei  lavori  indimenticabili di Mark Lanegan, ma senza alcun dubbio una piacevole colonna sonora per questo atipico autunno.

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Simona Fusetta
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