Massimo Volume
Firenze, Auditorium FLOG, 4 dicembre 2008
live report
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Piove. Piove da giorni, a Firenze.
C’è da superare qualche problema d’ordine pratico. Piccoli dettagli. Dovrei lavorare fino alle 24, tanto per dire. Ma non posso perdermi i Massimo Volume, non esiste. Non è un concetto che la mia mente possa accettare. Chiamo un collega: «sostituiscimi, poi ti renderò il favore». Lui è un po’ basito, ma il mio tono non lascia spazio a eventuali dinieghi.
Auditorium FLOG. 5 minuti da casa, è un posto che conosco bene. Mai vista tanta gente assiepata a ridosso del palco prima dell’inizio di un concerto. Aspettano, aspettiamo, dal 2002 il ritorno dei Massimo Volume. Quando le prime note di Atto definitivo echeggiano in sala esplode il tripudio. Sono lì. Perfetti. Mimì, Egle, Vittoria e il nuovo, ottimo, ingresso Stefano Pilia. Temevo la tristemente nota acustica del FLOG, ma stasera è tutto magico. Si sente quasi perfettamente. Sonorità nitide, dall’intreccio acido delle chitarre al basso potente. Dalla voce espressiva alla batteria di Vittoria, tanto minimale nel set quanto indispensabile per il suono.
Si susseguono i brani, scaletta impeccabile: set principale concentrato sui capolavori Lungo i bordi e Da qui. Momenti di massima emozione della platea sulle note di <i>La città morta</i>, <i>Fuoco fatuo</i>, l’immortale Stagioni. Personale commozione al momento di Dopo che. Spunta anche quel misconosciuto gioiello chiamato Esercito di santi, un brano eseguito dalla band negli ultimi concerti pre-scioglimento ma mai pubblicato.
I bis si aprono con Alessandro, poi è la volta di Ronald, Tomas ed io. Osservo incuriosito in quanti berciamo insieme a Clementi «Alcool. Questo era il suo problema. Questo è diventato il problema di Tomas. Io c’ho sempre girato intorno». Unico momento di isteria collettiva, perché per tutta la durata del concerto il pubblico rimane in silenzio quasi religioso, salvo applaudire fragorosamente alla fine di ogni brano. Anche dal palco è così, Mimì non declama che i suoi testi. Forse gli è sfugge un «grazie» alla fine del primo bis. Ma non ne sono sicuro.
Applausi a scena aperta. Emozione vera. Il mio cd-player riproduce le tracce di Stanze, in un disperato tentativo di prolungare la magia.
Un’unica parola. Grazie.
Scaletta
Atto definitivo
Il primo dio
La notte dell’11 Ottobre
Seychelles ’81
La città morta
Fuoco fatuo
Per farcela
Dopo che
Esercito di santi
Altri nomi
Sul Viking Express
Qualcosa sulla vita
Stagioni
Vedute dallo spazio
Ororo
[i]bis[/i]
Alessandro
Ronald, Tomas e io
Manhattan di notte
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