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Legion: Woke

Dagli USA una Legion(e) arriva per svegliarci: Woke! Album d'esordio per una giovane band davvero indemoniata. Godetevi il caos, e non chiamate l'esorcista: non potrebbe aiutarvi

Legion

Woke

(CD, Goodfight music records)

metalcore

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Con i Legion approdo finalmente negli USA, per parlare del loro ultimo album Woke. Ultimo e primo full length, uscito in America a luglio e disponibile in Europa da settembre.

Strana coincidenza come pochi giorni fa scherzassi con un’amica su di un demone della Bibbia chiamato Legione, immaginando la scenetta di un prete esorcista che, al suo apparire, stringeva la mano all’indemoniato, augurasse “tante cose” e se ne andasse di filata.

Ed eccoci alla scheda del gruppo: Legion come la legione romana, invincibile, e come il demone della Bibbia, che venne così chiamato proprio per indicarne la potenza devastante. Le dieci tracce dell’album scorrono molto velocemente, in un continuo bollire magmatico creato dal profondo growling e dalla torbidità di chitarra e basso.

L’andamento doom è costante, ma non appiattisce il prodotto: i continui stop and go e i loop claudicanti di chitarra animano l’intero album, accentuandone l’aspetto disturbato.

Per farsi un’idea della musica dei Legion senza ascoltarli, possiamo far riferimento agli Acacia Strain per l’intera atmosfera e il pastoso growling e ai Meshuggah per le incursioni prog.

Non c’è solo della nera follia in questo album: il lavoro fatto- soprattutto dalle chitarre- c’è e si sente. Basti ascoltare pezzi come The Roach, dove le dissonanze continue stonano l’orecchio, o Perverse Icon, da cui è tratto il video.

I testi rimandano al classico baluardo metal della critica alla religione e al pensiero conformista. Temi triti, ma che forse in luoghi come Columbus, Ohio, hanno ancora la loro valenza outsider.

Unica pecca: la voce si accontenta di far “boo!”, evitando di cercare una sua personalità. Peccato: è sempre qui che casca l’asino.

 

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Dafne Perticarini
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