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The Mission: The Brightest Light

I Mission del 2013, quasi in formazione originale, hanno messo in soffitta i pastrani neri, le atmosfere gotiche e l'epica malinconia. The Brightest Light è un buon album di classic rock. Come reagiranno i fans di vecchia data?

The Mission

The Brightest Light

(CD, SPV)

rock

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Dopo aver per molti anni portato avanti da solo il marchio Mission, tra DVD celebrativi e “tour d’addio”, Wayne Hussey richiama a sé la formazione che ha dato la band i suoi maggiori successi, ottenendo un (quasi) ritorno alle origini.

I Mission del 2013 sono Wayne Hussey, Craig Adams, Simon Hinkler e Mike Kelly (batterista, l’unico dei quattro a non essere nella formazione del 1986) e The Brightest Light è l’album che segna il loro ritorno sulle scene.

E’ bene subito dimenticarsi dei pastrani neri, dei visual basati su guglie cinquecentesche di God’s Own Medicine, di atmosfere gotiche, di suoni post-punk, della disperazione di Amelia, dei romaticismi di Butterfly on a Wheel o della epica malinconia di Tower of Strenght. I Mission del 2013 sono un’altra cosa. E non solo perché Hussey da tantissimi anni vie in Brasile. Ora i Mission sono una “normale” rock band, con un sound che strizza l’occhio al gusto teutonico (quello tedesco è attualmente il pubblico più fedele e numeroso della band).

The Brightest Light è, insomma, un album dei Mission solo perché sono loro a firmarlo, altrimenti potrebbe essere di una qualsiasi indie-rock-band. Hussey continua a scrivere testi più o meni velati di critica sociale e con riferimenti più o meno diretti ai politici (mancano solo i nomi e i cognomi), ma stavolta l’ispirazione musicale, quantomeno a livello compositivo, arriva dal blues così come è stato rimasticato in UK, dagli Stones in testa. Il sound, invece, nulla ha più a che vedere né col post-punk né tanto meno con atmosfere gotiche.

Con quasi trent’anni di carriera alle spalle i Mission possono permettersi di tutto? In realtà non direi. I fans di vecchia data in The Brightest Light non riconosceranno nulla della band che ha reso ancora più inquieta la loro adolescenza, mentre un disco del genere è quanto di più distante da qualsiasi trend attuale per cercare una nuova base di pubblico. In tutto questo non sono neanche stati aiutati da David M Allen e dal suo lavoro al banco mixer (nonostante sia stato produttore di band come The Cure, Depeche Mode e Human League).

Ma non mettetevi paura. Fatte queste debite precisazione, The Brightest Light è un disco con canzoni piene di pathos, in cui i vocalismi di Hussey sono sempre ben riconoscibili, in cui viene addirittura azzardata l’intromissione di una chitarra flamenca e in cui le canzoni più belle arrivano verso la fine: Swan Song su tutte.

Insomma, i Mission del 2013, nonostante la reunion della line-up originale, sono “solo” una buona band di classic rock.

P.S.: col cambio di sound e di rotta determinato da The Brightest Light, cosa faranno i Mission a dicembre, quando saranno protagonisti del Revelation Tour insieme ai Fields of the Nephilim?

 

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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