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Johnny Marr: recensione concerto Corte Mole Vanvitelliana, Ancona, 3 luglio 2013

Dopo aver ascoltato Johnny Marr dal vivo ti convinci di un fatto. E' uno di quei singer, nel suo caso prima chitarrista e poi singer, che hanno superato gli anta ma allo stesso tempo sprigionano un'energia e una forza vitale che a guardarlo non riesci a credere che abbia cinquanta anni

Johnny Marr

Ancona, Corte Mole Vanvitelliana, 3 luglio 2013

live report

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Dopo aver ascoltato Johnny Marr dal vivo ti convinci di un fatto. E’ uno di quei singer, nel suo caso prima chitarrista e poi singer, che hanno superato gli anta ma allo stesso tempo sprigionano un’energia e una forza vitale che a guardarlo non riesci a credere che abbia cinquanta anni (li compirà il 31 ottobre).  Insomma può essere un membro di quella cerchia composta da artisti del calibro Iggy Pop o Bruce Springsteen, per citarne alcuni, che a discapito della loro età non hanno alcuna voglia di andare in pensione, anzi, ma hanno ancora voglia di suonare, far ballare, divertire e divertirsi.

Il concerto di Ancona è la terza tappa del suo tour estivo in Italia. Dopo aver aperto le danze a Milano il primo luglio, come special guest per l’unica data italiana dei The National, in questa tre giorni filata sul suolo italico l’ex chitarrista degli Smiths ha toccato Bologna il 2 luglio per poi chiudere il ‘trittico’ con la data di Ancona.

Il live si tiene alla Corte della Mole Vanvitelliana, o Lazzaretto che dir si voglia. L’edificio è stato progettato dall’architetto Vanvitelli e si trova edificato su un’isola artificiale vicino al mare. Internamente la corte viene spesso usata per organizzare concerti ed in un certo senso è anche una location affascinante, a parte qualche problemino di acustica, ma niente di drammatico. Il tutto si svolge ovviamente all’aperto e vista la serata gradevole, fortunatamente senza pioggia, il pubblico viene richiamato dalla possibilità di vedersi dal vivo un membro dei grandi Smiths. Attenzione rimessagli non solo dai nostalgici del glorioso passato, ma anche coloro che hanno apprezzato The Messenger , il suo ultimo lavoro solista.

Alle 21.15 si presenta sul palco il giovane cantante inglese Adam Stockdale, come special guest della serata, che intrattiene il pubblico con la sua musica solo voce e chitarra acustica. La sua esibizione dura circa una mezz’ora. Poi spazio al soundcheck, preludio dell’arrivo di Johnny Marr sul palco.

La star della serata arriva appena qualche minuto dopo le 22.00. Dovendo attraversare la corte da una parte all’altra lo si intravede già prima della sua salita sul palco, con l’effetto sorpresa che va a farsi benedire ma pazienza. Si presenta in pantaloni neri, camicia amaranto e giacca verde. Ad accoglierlo il tema del telefilm Attenti a quei due, per non dimenticarci che siamo in tema british. Pronti via. Senza una pausa, ma solo con la sua musica si parte subito forte con The Right Thing Right tratta dal suo ultimo album e con Stop Me If You Think You’ve Heard This One Before degli Smiths.

Una parte del pubblico inizialmente seduto sulle sedie si riversa, come prevedibile, sotto il palco con la voglia matta di scatenarsi e magari riuscire a sfiorare il mitico Marr. In tutto ciò un’esplosione costante di luci e la vitalità della star della serata che si muove come un furetto da una parte all’altra del palco, senza fermarsi mai.

Il concerto prosegue su un doppio binario. Il presente, con tutte le canzoni del nuovo album eseguite magistralmente da Marr, e il doppio filo del passato smithsiano glorioso, con qualche fugace incursione nel passato meno glorioso degli Electronic. Alcune canzoni come Generate! Generate! o la classica Bigmouth strikes again mandano in visibilio la folla, anche perchè saranno passati quasi 30 anni ma colui che fa l’assolo di chitarra, e che assolo, è sempre lo stesso in una sorta di congiunzione spazio temporale che ti fa chiedere se ti trovi nel 2013 in Ancona o nel 1986 a Londra.

Si prosegue senza sosta. Upstarts, Lockdown, gli immancabili classici How Soon Is Now e London. Pochissimi i tempi morti del concerto, un cambio di chitarra prima dell’esecuzione di The Messenger, e giusto qualche scambio di battute con il pubblico. Non manca neanche un siparietto comico quando Johnny grondante di sudore si fa lanciare un asciugamano e si sbottona la giacca. Di fronte allo sguardo interrogativo del pubblico, una persona normale se la sarebbe completamente tolta, Marr, che è una rockstar, ride e risponde: “This is my jacket. I need my jacket!” (Questa è la mia giacca. Ho bisogno della mia giacca!).

Al rientro per il bis si presenta senza giacca e con un omaggio ad un’altra icona inglese: Joe Strummer. Infatti parte con I Fought The Law, continua con Getting Away With It degli Electronic e chiude in bellezza con There Is A Light That Never Goes Out in una sorta di breve ma intenso viaggio nel tempo.

Si finisce dopo un’ora e mezza. Un’ora e mezza intensa, in cui passato e presente si sono fusi in una sorta di viaggio indietro nel tempo. Trent’anni di storia della musica, che Johnny Marr ha attraversato in maniera spavalda. E nonostante i 50 anni è ancora qui, lui e la sua chitarra, a ricordare a tutti chi erano gli Smiths, ma soprattutto chi è ora Johnny Marr.

 

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Matteo Valeri
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