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Ihsahn: AngL

AngL trascina inesorabilmente nel suo personalissimo inferno, cupo e gelido, dominato da una sorta di superomismo esoterico e disperato, che sbalordisce e affascina allo stesso tempo

Ihsahn

AngL

(Cd,Candlelight Records/Plastic Head, 2008)

progressive black metal

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Potente ed altisonante l’ultimo lavoro di Vegard Sverre Tveitan, in arte Ihsahn, che ha acquistato grande notorietà e solidissima esperienza da frontman degli Emperor, influente band norvegese attiva durante gli anni ’90. Qui Ishan è affiancato dal bassista Lars Norberg e dal batterista Asgeir Mickelson. Quest’ultimo aveva già collaborato, due anni fa, all’ esordio da solista di Ihsahn, The Adversary.

AngL è un’opera tenebrosa, attraversata da un forte slancio verso l’epico e il monumentale, a cominciare dal torreggiante e teso Misanthrope, con testo da brividi e ritmi vertiginosi. Scarab è ancor più cupo e sordo, ed è seguito dal bellissimo Unhealer, uno dei pezzi più affascinanti dell’album, con la voce prestata da Mikael Aakerfeldt degli Opeth.

Avanti al galoppo, due pezzi esplosivi: Emancipation e Malediction, di cui soprattutto il secondo è una esalazione di veleno purissimo; Alchemist, che a tratti si ammorbidisce leggermente presentando un buon cantato pulito, rimane in secondo piano, un pò il punto debole dell’album.

Sono stati soprattutto gli ultimi tre brani a colpirmi maggiormente. Elevator, spettrale e funereo come non mai, ha una intensità disperata e diabolica, salvo poi allentare la sua morsa per qualche istante; Threnody si apre con un triste e plumbeo arpeggio, il cantato pulito e vellutato fa presagire la ballata semi-acustica dell’album: ma l’equilibrio precario si rompe e Threnody diventa serrato e martellante, ma anche arioso ed intenso.

E infine Monolith, una tempesta feroce e mortifera che testimonia la ricchezza di spunti – e di immagini poco rassicuranti – di AngL.

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Miranda Saccaro
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