Black Rebel Motorcycle Club
Specter At The Feast
(Cd, V2/Vagrant)
Garage rock, psichedelia, alternative
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Sono lontani i tempi in cui i Black Rebel Motorcycle Club si chiedevano “Che fine ha fatto il mio rock’n’roll?”.
Dopo 12 anni di carriera, arrivati al settimo album, anch’io mi chiedo che fine ha fatto quel rock energico e ispirato che aveva entusiasmato agli inizi del 2000 con i primi due album, quello omonimo e Take Them On, On Your Own.
Nel corso del tempo il sound della band si è molto ammorbidito e anche questo nuovo Specter At The Feast resta sospeso in un limbo che non presenta uno stile ben definito.
Fire Walker, prima traccia estratta porta il peso di un’eccessiva tristezza, forse dettata anche dalla dipartita del padre di Robert Levon Been.
Proprio della band di Michael Been, The Call, è la cover del primo estratto dall’album, uscito anche in Ep, Let The Day Begin, brano molto in linea con i suoni che da semnpre hanno fatto grandi i Black Rebel Motorcycle Club.
Un’aurea di malinconia permea anche le successive tracce Returning e Lullaby che si avvicinano parecchio al sound dei Turin Brakes.
Per trovare un po’ d’energia bisogna aspettare Rival, che porta carica ma non brilla per ispirazione, così come Teenage Disease, più gradevole però all’ascolto.
Some Kind Of Ghost, uno dei brani più interessanti, rivela lo spirito più ambientale e psichedelico della band.
Purtroppo per ritrovare qualcosa di un poco ispirato occorre attendere l’ultima traccia Lose Yourself, una ballad tormentata davvero degna di nota, con un Hayes inquieto che continua a ripetere “Perchè non vuoi perderti?”.
Sembra che i Black Rebel Motorcycle Club stiano evolvendo il loro sound, in quale direzione (Ian Brown e Mercury Rev sono i primi che balzano alla mente) è lecito supporlo ma non è ancora ben chiaro.
Sarà curioso verificare se nei live saranno ancora quegli animali da palcoscenico ammirati con ben due brani anche nel film 9 Songs di Michael Winterbottom o se invece cercheranno una diversa dimensione onirica.
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