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Joakim: Milky Ways

Prendete un francese folle che compone musica elettronica, dategli un frullatore e fategli mischiare colonne sonore di videogames, Black Sabbath e musica etnica: otterrete Milky Ways . Solo per orecchie allenate.

Joakim

Milky Ways

(Cd,  Tigersushi)

elettronica

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joakim_milkywaysMilky Ways è il terzo disco del francese Joakim. Quali aggettivi possono venire in mente per descrivere un lavoro simile?

Il primo è sicuramente vario, il secondo forse colorito ed il terzo potrebbe benissimo essere sconclusionato.

Per capire l’artista in questione prendiamo due sue affermazioni: “Ad un certo punto il processo di creazione sfugge al mio controllo…”. E già qui… ma c’è dell’altro: “Ascolto un sacco di cose molto diverse, e ogni volta che sento qualcosa di interessante in una canzone penso, proviamoci, lo metto insieme a qualcosa di completamente diverso e vedo che ne esce fuori, come uno scienziato pazzo.”

Ulteriori elementi ci vengono forniti dai suoi ascolti, Joakim cita sia Stevie Wonder che i Sunn 0))) come sue maggiori influenze, ditemi voi se l’abbinamento non è quantomeno coraggioso e aggiungeteci pure una passione per gli occhiali dalle montature “importanti”.

I Brani di Milky Ways passano dalle nenie indiane a riffoni cadenzati stile Black Sabbath, per poi sfociare in un’ elettronica minimalista sorretta da feedback alla Robert Fripp, onde arrivare a suoni vomitati da un sintetizzatore giocattolo impazzito. Troppo? Ho citato solo l’intro del disco Back To Wilderness.

Nel resto del cd le cose non cambiano molto, Fly Like An Apple è una sorta di electro funky tormentato e malato (leggete stonato). Medusa: battaglie galattiche con cori “aurei” in sottofondo, ma la regia non è affidata a Lucas, bensì ad un videogioco del “periodo commodore”.

Atmosfere più leggere, quasi festaiole su Love & Romance & A Special Person, ma solo se i festanti vivono all’interno del film Tron e si vestono come i Devo.

Infine una conclusiva Little Girl, stile Joy Division periodo Closer (questo è il brano più “normale”, Joakim, deve aver sbadigliato tutto il tempo visti i precedenti).

Che dire, pensate che nella vostra giornata ci sia spazio per un disco così? Nella mia no di certo, ma la mia opinione non è vincolante. Nel caso vogliate fare gli alternativi forzati sappiate un paio di cose:
1) Non ci si può ballare sopra (gli attacchi di epilessia normalmente non sono considerati come danze).
2)  Metterlo ad una festa vi renderà impopolari, a meno che non abbiate un look vicino a quello di Arisa, in quel caso, forse, siete già impopolari.
3) Non è sicuramente musica meditativa, giusto un paio di minuti su King Kong Is Dead, titolo scontato: il film l’abbiamo visto tutti e sappiamo che la scimmia alla fine casca di sotto.
4) Ascoltarlo prima di andare a dormire? Scelta coraggiosa, ma se prendete del Minias potrebbe provocarvi interessanti visioni dai colori pastello.

Non intendete farne nessuno di questi usi? In quel caso Milky Ways fa per voi.

Complimenti Joakim, sei un vero folle.

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Dario Baragone
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