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Le Pistole alla Tempia: La Guerra degli Elefanti

La Guerra degli Elefanti è il grido di rabbia dei nostri tempi cantato dai Le Pistole alla Tempia, indie band veronese alla seconda prova discografica. Molto promettenti

Le Pistole alla Tempia

La Guerra degli Elefanti

(Cd, Lactobacillus records/Infecta suoni & affini)

indie rock

[starreview tpl=16]

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Le Pistole alla Tempia- La Guerra degli ElefantiI veronesi Le Pistole alla Tempia pubblicano questo secondo album in studio intitolato La Guerra degli Elefanti, un disco di denuncia e rabbia con l’intenzione di scuotere le coscienze. Dieci canzoni che rispetto al precedente lavoro risultano meno colleriche e dirette ma segnano un passo in avanti attraverso testi che esprimono più efficacemente i contenuti del disco dalle melodie più avvolgenti.

Se con il primo album omonimo lo sfogo era palese grazie ad un indie rock roccioso e risoluto, in questo capitolo trovano spazio maggiormente i pezzi più docili e la parentesi reggae di Ealù, molto gradevole nella sua disamina sull’italiano medio, che promette di andarsene, ma qui è nato e qui ci morirà.

L’apertura di La Guerra degli Elefanti è una bella botta accostabile alle sonorità bellicose del Teatro degli Orrori e un cantato alla Fluxus. Decisamente il miglior biglietto da visita di questo disco. Se in questa prima canzone c’è un segnale di contestazione sul sistema che calpesta i più deboli, nella seguente Non ti Cercano Più si invita la gente ad uscire dall’angolino.

Dopo queste prime canzoni rivoltose, ecco che sopraggiunge Insieme e Basta, lento mesto che ricorda i Ministri in un racconto sulla sofferenza, e Sylvia, un omaggio alla poetessa Sylvia Plath, morta suicida a Londra nel 1963, in una canzone rock che menziona un amore inglesino vissuto di ricordi, attorniato da una coda melodica di pianoforte a inframezzare un finale in crescendo.

Casa Bianca è dominata da un piano nostalgico, fotografie in cui si torna a guardare la propria vita ordinata, regolare, corretta, senza debiti ma di cui non resta più di tanto. L’arpeggio acustico introduce Cesare, canzone in cui la band si immedesima nei pensieri di Alberto Torregiani, rimasto paralizzato alle gambe nella rapina in cui perse la vita il padre per mano dell’infame terrorista Cesare Battisti che in altre patrie viene osannato come un divino letterato.

Ancora riflessioni sul passato in Figli di Figli e Disintossicarsi sul Garda dove in quest’ultimo brano si torna a prendere il ritmo. E Nazione Sleale conclude contro il Governo Italiano che manda i figli a morire in un Paese straniero con un fucile in mano.

Nella seconda metà del disco è come se tutta la rabbia e lo sdegno pian piano venissero sopraffatti da uno spirito amareggiato che la fa da padrone, cantando di ricordi e dissapori in un lento andante. Ci si aspetta traccia dopo traccia di nuovo quel fulgore iniziale fatto del frastuono di chitarre e tamburi, una formula davvero convincente di cui Le Pistole alla Tempia dovrebbero continuare a tenerne conto. Da rivedere alla terza prova, possono lasciare un segno.

Myspace: www.myspace.com/lepistoleallatempia

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Luca Paisiello
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