Ottodix
Le Notti di Oz
(Cd, Top Music)
electro pop, new wave, synth pop
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Forse certi generi si prestano più di altri ad una sorta di Melting pot culturale.
Ho letto da poco il geniale “Il Giorno In Cui Il Rock è Morto” di Klosterman Chuck. Klosterman parla di se stesso nella veste di giornalista della rivista musicale Spin, a quanto pare, nella redazione della suddetta rivista ci sono due tipologie di giornalisti: quelli che dopo il lavoro si bevono due birre al pub, fumano marijuana e discutono di quanto i Creedence siano datati, ma prepotentemente rock e quelli che escono solo nel cuore della notte, (solo quando i primi tornano a casa mezzo stravolti) cercano feste alla moda, sniffano coca e ascoltano gli Interpool, solo perchè sono fighi, si vestono da fighi, e a loro dire, essere conoscenti di gente figa ti rende figo di riflesso.
Per la cronaca Chuck ogni tanto sniffa, ma si sente come un onesto appartenente al primo gruppo.
Io non sniffo e non fumo, ma credo comunque di rientrare nel primo cerchio, datemi un giro in minore ed un’armonica e ululerò alla luna. Ho bisogno di poco per godere.
Tuttavia se siete amanti di sonorità che navigano sull’altro versante dell’universo sonoro, se ad esempio non disdegnate l’elettronica ( I Radiohead non contano, loro sono universali quasi come i Beatles), se avete amato quei personaggi alla Bowie che mischiavano nella loro musica teatro brechtiano, moda, letteratura e incursioni nella cultura classica, allora certe sonorità degli Ottodix saranno sicuramente nelle vostre corde.
Ottodix è il nome di una band che in realtà cela un progetto solista di Alessandro Zannier, trevigiano classe 1971. Artista visivo e musicista, look molto new romantic, e un amore non celato per i Depeche Mode. La sua ultima fatica discografica porta il nome di Le Notti di Oz e viene accompagnato da Mauro Franceschini (percussioni), Rocco Prete (tastiere) e Antonio Massari (Chitarra).
Le Notti di Oz può essere letto come una sorta di concept album legato al mondo di internet, dei social network e degli avatar.
Potrei sbagliarmi, ma credo che nessuno prima degli Ottodix avesse provato a mettere in musica il mondo di second life, Nuovi Frankenstein o delle riflessioni sulla bulimia da globalizzazione forzata e nonsense, I- Man: entrambi i brani risultano molto convincenti.
La musica è sorretta da un basso pulsante e da tappeti di sintetizzatori, sfacciatamente e orgogliosamente synth pop con spiccati richiami dark, spesso sbandierati in modo prepotente, Fiori del Male (basta il titolo no?)
Molto interessante la strumentale Sogno di un Avatar, dove Zannier e compagni cercano di ricreare le atmosfere delle grandi orchestre di Debussy, ma sempre con piglio electro pop.
Un disco fuori dal tempo strumentalmente, ma incredibilmente attuale liricamente. E in ogni caso la verità si conosce: le mode sono cicliche.
Buon Ascolto.
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