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Edda: Semper Biot

L’attesissimo ritorno del cantante dei Ritmo Tribale dopo ben 13 anni, in un progetto solista acustico dal grande impatto emotivo

Edda

Semper Biot

(Cd, Niegazowana)

Canzone d’autore

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Edda- Semper BiotTra i maggiori esponenti del rock alternativo italiano negli anni 90 emersero i milanesi Ritmo Tribale che con gli album Kriminale, Mantra e Psycorsonica influenzarono moltissime band tra cui  gli Afterhours. Edda, voce davvero notevole, lasciò inspiegabilmente il mondo della musica dopo il tour di Psycorsonica. Senza di lui i Ritmo Tribale pubblicarono ancora il pregevole Bahamas, da allora di Edda non si ebbero più notizie. Sparito.

Nel 2008 ricevo su MSN un link che mi porta dritto al Myspace di “Eddaponteggi” e alcuni filmati su Youtube che inquadrano una stanza modesta in notturna. Due tizi suonavano un pezzo acustico di notevole atmosfera e rimasi sorpreso nel riconoscere l’inconfondibile voce di Edda. Stefano Rampoldi è oggi un 46enne ancora in forma, capelli rasati, racconta del suo addio dovuto al non riconoscersi più in quello che faceva, trascorrendo un periodo in India nell’abbraccio di Hare Krishna, tornando a Milano con una tossicodipendenza ormai alle spalle e allontanandosi del tutto dall’universo-musica.

Si è dato una ripulita, ha lavorato umilmente mettendo su ponteggi nei cantieri edili e infine è arrivato l’incontro e l’amicizia con Walter Somà e Andrea Rabuffetti. I suoi nuovi compagni di avventura si sono trovati la domenica a suonare qualcosa insieme, a buttare giù qualche pezzo e ad incoraggiare Stefano inserendo in rete qualche pezzo che ha scosso quanti da anni si chiedevano che fine avesse fatto questo artista. Quando l’etichetta Niegazowana li ha notati, si son ritrovati a registrare alle Officine Meccaniche e al Noise Factory di Milano coinvolgendo alcuni amici, tra tutti Mauro Pagani.

La semplicità delle liriche e la nudità dei brani emergono fin dal primo momento in cui si avvia Io e Te, con il violino stridente di Mauro a impreziosire il tono drammatico e i testi a quattro mani con la scrittrice Isabella Santacroce. I brani rimangono sospesi tra i dolci sussurri e i guaiti carnali di Edda, che racconta se stesso gorgheggiando in forma ironica in Milano, una versione storpiata di Innamorarsi a Milano di Memo Remigi. “Io faccio dei ponteggi, non mi piacciono le leggi, c’è anche San Vittore, disintossica dal panettone”.

In alcuni pezzi si gioca anche con punte di dialetto milanese. Piano, chitarra e contrabbasso sono cristallini nella dolcissima Scamarcio, mentre un ritmo di sapore battistiano s’insinua in L’innamorato. Il disco raccoglie dodici brani in cui imperano le sue corde vocali  che sovrastano su pochi essenziali strumenti: accordi che rimangono dietro le quinte, violini, banjo, ukelin, tastiera, sax e clarino che non si sovrappongono mai, venendo usati per accentuare l’intensità delle canzoni.

Snigdelina e Hei Suorina sciorinano toccate teatrali ma non facili da digerire. Le liriche sono a volte criptiche ed ermetiche, spesso evocano immagini piuttosto emotive ed aggressive, colpendo duramente senza il bisogno dell’impatto sonoro che sentivamo ai tempi dell’Edda rockettaro. Il disco è acustico, mai rumoroso, la sua voce è particolare, potente, enfatica, anche se spesso biascica sulle parole e non si comprende bene il testo. Sono di ben elevata emozione i brani più belli del disco: Yogini, Organza, e la favolosa e vibrante Fango di Dio, il migliore dell’album. Si conclude il tutto con una brillante Semper Biot completamente in milanese, lasciando un po’ l’amaro in bocca perché si sperava in qualche reminescenza dal passato. Ma meglio che niente.

Sarà difficilissima una reunion con i Tribali e addirittura un secondo disco per Edda. Grandissimo clamore quando a giugno si è presentato sul palco del Mi Ami di Milano nel suo esordio live, abbracciato dai suoi stessi ex compagni di palco, e recentemente all’Arena del Mare del Porto Antico di Genova, facendo da spalla agli Afterhours, con cui condividerà in chiusura del loro tour ancora qualche palco: è la dimostrazione evidente che Edda ha lasciato un segno indelebile nella storia del rock nazionale e la sua dipartita fu una perdita enorme considerando quante belle canzoni ancora avrebbero potuto scrivere i Ritmo Tribale. Unico.

Ora però non sparire di nuovo, Edda. Ci sei mancato.

Myspace >> http://www.myspace.com/stefanoeddarampoldi

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Luca Paisiello
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