Swell99
Comunicazione
(Cd, Nagual Records)
rock
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La band proveniente da Macerata nasce nel 1999, come ci viene suggerito dal nome di battesimo. Dopo dieci anni di attività, che hanno dato luce alla realizzazione di tre demo, alla partecipazione in diverse compilation di importanza nazionale, ed alle performance su palchi condivisi insieme a Vasco, Caparezza e Verdena, arriva il primo album, saggiamente prodotto dall’ottimo Andrea Mei, tastierista dei Gang e attualmente autore per i Nomadi.
Comunicazione è un mix di rock ed influenze appartenenti agli ultimi due decenni musicali in campo nazionale ed internazionale. Dal punto di vista produttivo, il lavoro dei Swell99 non è assolutamente inferiore ai prodotti fabbricati in continuazione nei territori statunitensi, ma se dovessimo soffermarci al solo aspetto produttivo, allora non potremmo neanche più parlare di musica.
La band infatti sembra stentare a raggiungere una propria impronta musicale; le influenze rock sono infatti molte: dal classico italiano dei Negrita al commerciale di fama internazionale dei vari Creed e The Calling.
L’album parte con una movimentata El Rey, dove il rock italiano dei Negrita si fa percepire: strofa in italiano e ritornello in inglese davvero azzeccato, molto orecchiabile, di quelli che ti entra subito in testa. Già… cantato inglese-italiano; questa è la scelta seguita dal vocalist della band, Carlo Spinaci, che però sembra sentirsi a proprio agio rimanendo sempre su una stessa tonalità, senza strafare più di tanto e senza presentare variazioni di scala degne di nota.
Me, Alone è la ballad song dell’album: la produzione tocca il suo apice, l’organo in accompagnamento è tanto delizioso quanto idoneo alle sonorità della traccia. Questa volta l’influenza che spicca maggiormente è quella dei Creed/Alter Bridge: la voce si fa più calda, il pulito della chitarra accompagna per mano un leggero solo dell’organo synth. In poche parole, il classico singolo per i romantici è fatto: il ritornello è smielato al punto giusto, con le giuste cadenze, con il giusto andamento, con i giusti falsetti ben controllati.
Anche la voce prende spunto dai gruppi fin qui citati: il timbro un po’ sporco alla Pau dei Negrita, caldo al punto giusto, come insegna il maestro Scott Stapp, passando poi per la sinuosità di Alex Band dei The Calling. MRJ ne è l’esempio lampante, una melodia che ricorda i tempi migliori della band originaria di Los Angeles: nella traccia si fa sentire qualche guitar solo ben strutturato (forse il compressore è troppo alto e taglia un pò la coda delle note tenute), ma il genere non permette di esuberare poi così tanto, così ci limitiamo ad apprezzare quei 30 secondi di buon gusto.
Comunicazione è la traccia che da il nome all’album: in questo brano si ritorna al rock italiano degli aretini Negrita; da sottolineare ancora una volta le buone capacità ritmiche delle chitarre che propongono riffs effettati con lo wah.
Le strofe di Race infine ricordano molto lo stile Evanescence, un po’ per la distorsione che si fa più pesante, un po’ per gli accenti costanti delle chitarre ritmiche.
Nei 44 minuti batteria e basso non fanno niente di eccezionale, si limitano a dare il ritmo, ma in fondo fanno ciò che ad essi viene chiesto per questo tipo di genere.
Le controvoci stranamente non si fanno sentire molto, viene data ampia libertà alla principale; il cantato risulta più piacevole in inglese, anche perché la banalità dei testi rende meglio in questa lingua: ne è un esempio il continuo sfornare canzoni banali e commerciali, ma di elevato successo in tutto il mondo.
È comunque da sottolineare il fatto che tutte le tracce dell’album hanno le carte in regola per diventare singoli trasmessi in rotation da MTV e compagnia bella; tuttavia, data la grande esperienza della band, per il futuro è necessario aspettarsi una ricerca verso un proprio stile. Le qualità ci sono e si sentono, anche se in brevissimi momenti, in quanto vengono penalizzate dalla troppa emulazione di impronta commerciale.
In fondo dalla comunicazione devono poter nascere idee originali…
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