Kiss
Monster
(Cd, Universal)
hard rock
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Era il 1972 e Gene Simmons e Paul Stanley erano reduci dallo scioglimento dei Wicked Lester, band newyorkese di scarso successo. Quarant’anni dopo Gene e Paul occupano ancora il loro spazio su riviste di settore, giornali on line, programmi musicali radiofonici, spettacoli televisivi per presentare Monster, il nuovo disco dei Kiss, il loro ventesimo album prodotto dallo stesso Stanley, voce e chitarrista di questa planetaria band dell’hard rock.
La ricetta funziona ancora. Quand’ero bambino appiccicavo con ammirazione le figurine con i volti dipinti dei quattro componenti della band, chiamati Starchild, Demon, Catman e Spaceman. Maschere passate alla storia del rock. In copertina e dal vivo i Kiss continuano ad indossare il make-up originale, con i loro costumi leggendari portati in scena. Certe cose non cambiano mai.
Il singolo di apertura, Hell or Hallelujah, farà saltare le casse al primo ascolto anche se dobbiamo pensar male perché ricorda un loro vecchio pezzo, I Stole Your Love. Wall of Sound sembra un pezzo degli Aerosmith. Di Freak si diceva che doveva essere cantato da Lady Gaga per questioni di marketing, ringraziamo Iddio che la popstar abbia declinato. L’urlaccio di Gene apre Back to the Stone Age, il quarto granitico brano. Come inizio direi che va bene.
Dopo Sonic Boom, disco che continua a dividere i fans, la componente creativa continua a rimanere in mano allo storico duo, rifiutando collaboratori esterni. Monster intende riprendere sonorità e ritmi di un loro vecchio successo, Destroyer, un album di grandi canzoni e di suoni elettrici che li ha portati nel firmamento musicale. Il confronto è pesante ma è lecito accostare tra loro questi due dischi se l’album è persino stato composto in analogico su un 24 tracce per ricalcare le vibrazioni sonore di un tempo, risultando un suono quasi rozzo ma pulito. Ci saranno riusciti?
Da parte mia posso dire che dalla reunion questo Monster è sembrato effettivamente il loro lavoro migliore, e non sono un loro grande fan. Un lotto di canzoni dirette e potenti, che rispettano le regole dell’hard rock e che risultano suonate benone. Anche dal punto di vista del cantato niente da eccepire, le pessime esibizioni viste recentemente sul Tubo al Letterman e altri spazi televisivi sono ben altra cosa dal lavoro in studio dove le correzioni sistemano tutto. Dopo 44 minuti non sembra vero che il disco sia filato senza annoiare.
Shout Mercy, Long Way Down, The Devils Is Me sono titoli canticchiabili anche se proseguendo si nota una mancanza di idee nuove. Dopotutto, in 40 anni di carriera è scontato che la creatività non trovi terreno fertile dato che ormai quasi tutto è stato riciclato o remixato in salse differenti. Manca la ballatona, è un lavoro tirato e roccioso, stabile e ordinario, che in tour si sposerà ottimamente con i classici del loro repertorio. Personalmente in questo 2012 ho ascoltato un hard rock migliore, ma in un periodo in cui in classifica hanno debuttato i nuovi dischi di Pink, Muse e Green Day, trovare lì in alto i Kiss significa che la gente se lo aspettava di brutto un disco del genere e le allettanti preview li hanno convinti che in questa crisi economica questi Kiss 40 anni dopo sono soldi ben spesi.
Sito web: www.kissonline.com
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