The Muse
The Resistance
(Cd, Warner)
progressive rock
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Inquietudine e mistero hanno sempre caratterizzato l’affascinante mondo dei Muse. Merito del personalissimo mix di rock alternativo pulsante di oscurità e di prog debordante, ma anche dei testi carichi di criptica tensione. In The Resistance la band inglese enfatizza la componente progressive, con livelli di barocchismo estremi che sfociano nella musica classica, fino a comporre un robusto disco di rock sinfonico.
Il quinto album in studio, registrato tra Milano e il lago di Como, può essere idealmente diviso in due parti: nella prima ci sono brani nello stile tradizionale dei Muse, un rock suggestivo e malsano che rispetto al passato non concede troppe indulgenza alla melodia orecchiabile. Nella seconda parte, invece, ci sono tre brani orchestrali che costituiscono un’unica sinfonia chiamata Exogenesis.
L’unico brano della prima parte che viene blandito da suggestioni classiche è United States Of Eurasia (+ Collateral Damage), una suite che si apre e si conclude con un languido piano e degli archi. In mezzo, una esplosione trionfale che non può fare a meno di richiamare alla mente i Queen: il caratteristico falsetto di Matthew Bellamy si avvicina paurosamente a quello di Freddy Mercury, la chitarra sembra rubata a Brian May nella sua sciabordante emissione di assoli squillanti, i cori pomposi sono molto simili a quelli di Bohemian Rapsody. Bellamy e soci riescono ad evitare paragoni troppo impegnativi caricando il brano del loro tipico mood decadente.
Le altre tracce, come la psichedelica Resistance e la rockeggiante I Belong to You (Mon Coeur s’Ouvre a Ta Voix) ricalcano le linee generali del consueto stile dei Muse, con una più marcata tendenza al barocchismo e alla complessità degli arrangiamenti.
In conclusione, i tre brani della sinfonia Exogenesis sono un misto tra elettronica (Overture) e musica prettamente classica (Cross Pollination e Redemption). L’effetto finale è decisamente straniante, soprattutto se si mette a confronto Exogenesis con la prima parte del disco, ma non per questo il risultato è da considerarsi negativo.
È complicato, The Resistance: album sicuramente elitario, non accessibile a tutti, a tratti anche pretenzioso, ma di un coraggio e di una complessità che vanno premiati. Più lo si ascolta, più si percepisce un senso di grande equilibrio: la prima parte dura e oscura, la seconda eterea e delicata. Un bilanciamento degli opposti che porta alla perfezione il piccolo cosmo di dolore e bellezza in cui i Muse si muovono con sempre più maestria.
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