Lorenzo Monni
Debris
(Cd, Autoproduzione)
progressive rock
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Giovane polistrumentista, nato in Sardegna e cresciuto in Veneto, Lorenzo Monni giunge con questo al suo secondo album. Debris è una piccola sorpresa, gradevole come un dormiveglia animato da immagini cangianti. Un curioso collage sonoro ed emotivo che si avviluppa ad una struttura molto classica e misurata.
La gamma di suoni e sensazioni che l’album offre è ampia e intricata, dalla cupa e ispida introduzione con Embrace, distorto e sospeso (potrebbe essere uscito da un film horror degli anni ‘40), all’insistente carillon sintetico di Ciel Bruille, in cui la continua lotta tra una misteriosa levità e i suoni gravi, che di tanto in tanto la spezzano, precipita il pezzo in una riottosità rumorosa e selvaggia.
Ritmi solari ed atmosfere dark si incontrano inaspettatamente negli arpeggi sinistri del tremolante I Met The Craftsman, mentre The Big Laugh è tutto dominato da suoni scordati ed orientaleggianti, acuminati come chiodi arrugginiti. Sonorità metalliche che si ritrovano anche in The Dawn Of Young Dolls, traccia stralunata ed ovattata, riscaldata dalla melodia piena, appena distorta di Naked Dialogues, e dal soffice e dissonante Mont Saint-Michel.
Stoccate aspre e ossessive chiudono l’album su cui cala una coltre opprimente ed aggressiva. Fino ad arrivare alla forsennata tempesta elettrica che è Rhom Antic e al nerissimo lamento Gone.
E alla fine Debris lascia con la voglia di capire, di svelare i suoi strani segreti, da una parte, e dall’altra con il desiderio di lasciarsi semplicemente cullare dalle sue note lunari.
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